Le propongo di far seguire i ragazzi da un terapeuta ma sino ad un mese fa si è sempre rifiutata
--Giulio--
Ho due figli, M. (17) e L. (8) anni, il grande con disturbi dell'apprendimento, purtroppo diagniosticati in ritardo, durante le scuole medie, si manifestano con: fatica a leggere qualunque cosa, mancanza di attenzione, riesce a concentrarsi, solo nei film e nei videogiochi, ha estrema difficoltà a capire i concetti un pò articolati di matematica, nonostante sia dotato di una capacità attentiva notevole, quando sollecitato da qualcosa di suo interesse, è intelligente e sensibile e fà ragionamenti e deduzioni logiche anche notevoli. E' stato bocciato nonostante il sostegno, due volte compreso quest'anno. Durante l'ultimo anno scolastico voleva rifiutare il sostegno asserendo che gli serviva solo a farlo sembrare diverso dai suoi compagni. Io e sua madre, siamo separati di fatto, più di un'anno fà lei se ne è andata di casa ed attualmente vive con un'altra persona, sono vari mesi che le propongo di far seguire i ragazzi da un terapeuta ma sino ad un mese fà si è sempre rifiutata, in quanto secondo lei non servono a nulla, (è andata in terapia per diversi anni in quanto bulimica). M. ha sempre vissuto con me, mentre L. il fratello più piccolo vive diviso settimanalmente tra la madre e me, attualmente sta manifestando anche lui dei disagi, forse influenzato un pò anche da M., è un pò più aggressivo molto meno affettuoso di prima e si sfoga con parolacce, Sento trasparire in entrambi la sofferenza come sudore. So perfettamente che nulla può sostituire un aiuto terapeutico.
>Gent. Sig. Giulio penso che fare seguire i suoi due figli sotto un profilo clinico sia un dovere "morale". La sua ex moglie dovrebbe comprenderlo. Certamente il fatto che la sua ex moglie sia stata in terapia e non abbia sortito effetti positivi è un dato problematico riguardo all'aspetto dell'investimento di cura sui vostri figli, bisognerebbe anche vedere la gravità del sintomo bulimico di sua moglie. I suoi due ragazzi vanno comunque seguiti e il setting terapeutico potrebbe essere diverso da quello classico. Si potrebbe pensare a una forma di sostegno educativo dove degli operatori sociali lavorano con i suoi due figli passando alcune ore alla settimana insieme a loro, facendo una serie di cose simpatiche e divertenti, cinema e video giochi per esempio, ma anche seguendoli nella scuola. Sarebbero poi da fare dei colloqui clinici con lei e con la madre dei ragazzi per impostare un progetto terapeutico che sia condiviso da tutti voi. I genitori sono fondamentali nella cura dei minori, non si può prescindere da un lavoro anche con la famiglia. Mi chiami se lo desidera e se abita nelle vicinanze di Milano può venirci a trovare al Centro.
Buone cose per lei e mi faccia sapere.
Dott. Giovanni Castaldi