--Luca--
Età: 35
Buongiorno tutto risale a settembre 2015.Mia moglie con la mia collaborazione ha aperto un bar pasticceria e ha introdotto nella sua attività sua sorella da un carattere non facile.L'attività ha dato i suoi frutti fin da subito e mia moglie ha iniziato a curarsi molto più di prima e ad avere un comportamento più scorbutico nei miei confronti.Dopo qualche mese di attività ha conosciuto gente nuova e negozianti della zona in particolare un ragazzo che combinazioni u Vendo mono ohlins ttx 44 revisionato 10h fa per ktm dal 2012 al 2016 se interessati contattatemi in privato le volte che passavo da lei,lui era li.Fino a quando una sera sono arrivato poco prima della chiusura e vedendo il negozio chiuso mi sono guardato intorno e l'ho vista nel negozio di questo ragazzo seduta affianco a lui su di una panchina interna al locale.Da li sono nate discussioni feroci durate fino a oggi,mettendo in dubbio il nostro rapporto costantemente.Lei mi ha scongiurato diverse volte che non è successo nulla,ma io non mi fido più di lei,anche perché questa persona continua ad andare nel suo negozio con meno frequenza nonostante io abbia chiesto a mia moglie di scollarselo di dosso per salvare la nostra storia,premetto che ho 2 figli e per il loro bene non sono arrivato a drastiche decisioni.Ora non so se il suo cambiamento é dovuto al lavoro,a questo individuo,alla sua indipendenza economica o dall'influenza negativa di sua sorella che sembra faccia di tutto per metterci contro. Ringrazio anticipatamente Luca
>Gentile Luca approfondisca maggiormente il problema. Lei cosa si chiede in realtà? Sente che sua moglie non l'ama più per via di ..... che cosa mi domanda?
Dott. Giovanni Castaldi
--Giorgia--
Età: 34
Sono stata lasciata dal mio ex! senza un perché! Sono passati 8 mesi e io lo sogno ogni notte rivivo nei miei sogni ogni momento che abbiamo passato insieme! Sto male ho cominciato a piangere e parlare nel sonno! Ho provato a iniziare una nuova relazione ma di notte avendo la persona con cui sto attualmente continuo a sognare il mio ex! Cosa mi sta succedendo? Sto forse impazzendo?
>Cara Giorgia provi a fare qualche colloquio psicologico per mettere a fuoco il problema che dice. Possono essere infinite le cause del suo disagio per cui vanno racchiuse e precisate per comprendere la vera faccenda che sta sotto a tale conflitto psichico. Mi faccia sapere, buone cose
Dott. Giovanni Castaldi
--Vale--
Età: 24
Salve sono vale e ho 24 anni. Sono una persona di per sé ansiosa ed insicura e circa 4 mesi fa ho avuto un attacco di panico e ansia abbastanza forte. Da allora la mia vita è cambiata, non mi sento più la stessa persona di prima... successivamente dopo l'attacco sono sprofondata nell'apatia più totale, umore sempre a terra E soprattutto non vedevo più in modo chiaro il mio futuro...
Sono fidanzata da quasi 3 anni, Una relazione a distanza che non ho mai accettato al 100% ma che ho sopportato con tanta pazienza perché l'amore era molto molto forte. Gli ultimi periodi prima di questo attacco sono stati molto stressanti e in particolar modo col mio ragazzo poiché ormai tutto quello che faceva non mi stava piu bene..Se uscirà con gli amici, se stava a casa, se nom mi chiamava,se non rispondeva al telefono insomma ogni minima cosa io sbroccavo anche se mi rendo conto che lui in realtà non faceva nulla di male...anzi per me e per il mio brutto carattere si limitava abbastanza. In ogni caso pochi giorni prima di questo attacco ci vediamo per un weekend (ci vediamo un weekend massimo due al mese) e inizio a guardalo in modo diverso...l ansia cresce e mi pongo una domanda che non avrei mai voluto pormi: "lo amo ancora"?! Da li cataclisma... due giorni dopo attacco di panico e crisi di ansia.
D'allora abbiamo passato un estate orribile, sono andata per un mese e mezzo a casa sua ma non cambiò nulla...lui mi è stato e mi sta tutt ora vicino pur se io ancora non ho una risposta a questa domanda...non so più dove sbattere la testa. L'umore seppur migliorato rispetto a prima non è dei migliori...ogni tanto l ansia e ancora forte e ogni tanto piango all improvviso...non riesco a trattenermi. Ora lui è all estero e non ci vediamo già da un mese e mezzo.. non mi manca ma lo penso sempre...non sopporto stare al telefono o videochiamare cosa che prima avrei fatto h24. Però se penso di stargli vicino realmente e faccia a faccia non mi dispiace ma non ne sono euforica come prima. Il desiderio sessuale verso di lui non è scomparso...anzi.
A volte è come se non lo sopportassi anche se razionalmente non trovo alcun motivo. Non so come affrontare la cosa, vorrei tornare a stare bene come prima e a sentire l amore verso di lui come lo sentivo prima. Ho già avuto una cosa simile senza attacchi con il mio ex che alla fine ho lasciato perchè non lo desideravo più, non lo amavo più e lo vedevo immaturo.
Nel mio attuale ragazzo i difetti li vedo ma li ho sempre visti anche da innamorata folle e non mi disturbano e neanche ora se ci penso razionalmente. Sia fisicamente che caratterialmente è come l ho sempre desiderato....allora qual è il problema?! Perché non riesco a fare chiarezza in me?!?!
Premetto che anche a casa non ho un buon rapporto con i Miei che hanno una mentalità purtroppo antica... non mi piacciono alcune situazioni che purtroppo non posso cambiare.
Non so a cosa possa imputare questo mio malessere e il fatto di non riuscire a 4 mesi di distanza a fare chiarezza con me... spero possiate aiutarmi. Scusate se ho scritto in modo confuso...
>Cara Vale deve fare un po' di chiarezza in lei. Il fatto che sia una persona ansiosa con qualche eccesso che l'ha portata ad avere attacchi di panico non l'aiuta ad avere un certo equilibrio riguardo alla sua storia d'amore. Penso che potrebbe esserle utile parlare qualche volta con uno/a psicologa/o e vedere gli effetti di tale conversazione su di lei. Non ritengo che sarebbero inutili, magari non risolutivi, ma importanti nell'esternare una serie di disagi interni, saputi e non dichiarati. Segua il mio consiglio. Se vuole può chiamare anche me. Buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Elena--
Età: 13
Salve a tutti, vi scrivo perchè è da abbastanza tempo che ho una sensazione strana. Allora, partendo dal principio, è da quattro anni che i miei genitori sono separati perchè c'era una situazione disastrosa. Ogni sera si dovevano chiamare i carabinieri perchè mio padre iniziava a picchiare mia madre e alla fine ero sempre io a chiamarli con le lacrime agli occhi, anche se ho un fratello più grande ma lui se ne fregava altamente. A nove anni per il mio compleanno ho avuto il coraggio di chiedere a mia madre di separarsi da mio padre per il mio regalo e lei incredula mi disse che ci avrebbe provato. Successivamente si partì con la separazione che dura ancor'oggi. All'inizio ero felice che mio padre non fosse più in casa ed ero molto più tranquilla anche se ben presto dovetti iniziare ad andare due volte alla settimana da lui. Quando ci andavo non mi lasciava mai fare i compiti e alla fine mi richiudevo sempre in bagno ad urlarli dietro parolacce e mi duole dirlo ma anche bestemmie. Inoltre 3/4 mesi fa aveva iniziato a dire frasi riguardanti il mio corpo che sta crescendo e più di qualche volta mi toccava anche se subito dopo gli davo uno schiaffo visto che l'avevo già avvertito. Successivamente quegli avvenimenti ho deciso di rifiutare di andare da lui e mia madre e il suo avvocato obbligati dal mio comportamento insistente mi ha accontentarono. A proposito di mia madre, anche con lei la situazione era peggiorata perchè ad esempio dava le colpe solo a me e non a mio fratello oppure mi diceva offese pesanti anche senza alcun motivo. Tutte queste situazioni mi avevano fatto iniziare a fumare e a pensare al suicidio e ancor'oggi all'autolesionismo. Diciamo che ora come ora non me la sto passando malissimo a differenza di qualche mese fa; però da circa tre settimane, o forse anche di più, mi sento anche ''troppo bene'', ovvero mi mancano quelle situazioni in cui sapevo che ero diversa da certi miei coetanei che non sapeva no cosa volesse dire vivere tra le continue urla dei propri genitori, pensare al suicidio ecc. e mi sentivo più matura rispetto a loro e pensavo di conoscere un "lato della vita" in più. Ora mi sento troppo normale, anche se (forse) mi dovrei sentire bene. Grazie per la vostra eventuale risposta.
>Gentile Elena,
sì non dovrebbe sentirsi così. Vorrei che lei mi descrivesse maggiormente il suo autolesionismo. La faccenda penso che sia lì. Mi dica qualcosa in più grazie.
Dott. Giovanni Castaldi
--Jodie--
Età: 36
Salve. Soffro di d.o.c.
Fare la doccia, dopo essere andata in bagno, è diventato per me un problema. Ci metto troppo tempo. Ho anche altre paure connesse a quest'ossessione ma la principale è il lavaggio.
Ho anche la fobia di un certo tipo di insetti (gli stessi di cui aveva paura mia madre e che ora ha ridimensionato, lei!) e anche di altri.
Non mi sono costruita una vita indipendente, nonostante la mia età. Devo concludere l'università, mi manca la tesi. Mi sono bloccata nella scelta del professore, rimasta ferma su due nomi, non mi sono decisa per l'uno o l'altro perché mi sembrava che, in entrambi i casi, avrei fatto una scelta di convenienza.
Passo troppo tempo sul web. Non ho amici, nè vita sociale, non pratico sport e non lavoro, come si è già potuto intuire. Solo ultimamente mi sono iscritta ad un corso che mi permette di muovermi, di svagarmi...
Come posso risolvere il mio doc? Ci sono soluzioni alternative alla TCC o alla terapia strategica? Grazie.
>Gentile Jodie,
non posso risponderle in maniera adeguata se non la vedo almeno una volta. Da ciò che descrive ha dei sintomi impegnativi, non risolvibili con una semplice alzata di spalle e distrazione ludica. Vederla di persona, anche su Skype, significa per me comprendere meglio il livello emotivo del suo disagio. Sentendola parlare, sentendola dire e descrivere i sintomi che l'attanagliano percepisco un quadro più esaustivo della cosa. Le consiglio comunque d'intraprendere una psicoterapia anche se, non viene detto nella sua lettera, non sarebbe la prima volta. È importante sapere se lei ha già attraversato un lavoro analitico o è la prima volta che si affaccia a tale esperienza. Mi faccia sapere e buone cose per lei,
Dott. Giovanni Castaldi
--Matita--
Età: 25
salve, sono una ragazza.
Il mio passato non è stato semplice, ma in generale ho sempre sentito di fare un fatica immane rispetto agli altri ad andare avanti ogni giorno e vincere la mia pigrizia. che non mi sento proprio di chiamare pigrizia.. forse sottostima di me.
soprattutto in questi ultimi anni mi sto rendendo conto di come il rapporto con i miei genitori mi abbia fatto male, limitata e incattivita. ho un carattere molto particolare , sono sfuggente in ogni tipo di rapporto, anche di dovere; non sono mai riuscita a costruire una storia stabile, ma ho sempre lasciato rapporti in sospeso per molto tempo. In particolare mi sono innamorata perdutamente di un amico circa 7-8 anni fa, con il quale ho avuto una breve storia, ma che poi ho continuato a vedere di nascosto periodicamente, nonostante nessuno dei due fosse impegnato. il vissuto con lui è stato molto duro e mi ha totalmente trasformata, visto il suo carattere schivo, estremamente timido e un pò vigliacco... tutte le volte che mi sono sbilanciata nei suoi confronti per mostrare che il mio interesse era ancora vivo lui mi cancellava, non ricevevo risposte e per mesi non esistevamo più l' uno per l'altro. ovviamente nel frattempo sono cresciuta, ho vissuto, ho amato altri uomini ma non ho mai voluto costruire niente perche penso di non essere all' altezza e sono profondamente insicura.. tendo a prendere delle malsane e madornali sbandate per chi mi piace e poi me ne pento perche la mia testa e il mio cuore tornano sempre a lui e al modo i cui mi ha sempre trattata. con profonda indifferenza, non ho mai capito il perche di tanta cattiveria nei miei confronti, forse insicurezza, ma l' orgoglio mi spinge a non giustificare piu nulla. adesso ho preso la decisione definitiva di non vederlo piu.. dopo un ultimo incontro ho detto apertamente come stavo e che l' unico modo di andare avanti era allontanarmi da lui una volta per tutte. "chiuso" questo capitolo , almeno in termini di azioni continuo comunque a sentire un enorme vuoto nelle mia vita...soffro il rapporto quasi inesistente con i miei genitori, tanto che avevo deciso di andare via di casa per studiare e senza di loro, stavo davvero meglio, avevo molta piu fiducia in me..nelle mie capacità e mi sentivo meno fr agile..8 per motivi economici sono dovuta ritornare a casa e la cosa mi ha destabilizzata) loro non hanno mai accettato la mia scelta di studi e nemmeno l' idea della mia carriera nel campo artistico, emotivamente e psicologicamente mi hanno sempre pestato i piedi a differenza di come hanno fatto con mia sorella, per la quale vedono un futuro roseo e sulla quale fanno molto affidamento( sento un senso di inferiorità nei confronti di mia sorella, anche se la amo e la stimo tantissimo).. mi sento piccola e incapace, ho cominciato ad avere problemi a gestire la rabbia e il consumo di alcool..vivere in questo modo mi sta poco a poco distruggendo, anche se mi lamento non riesco farmi valere,ai loro occhi mi sento una bambina che fa i capricci... ho parlato a con una psicologa, ma non sono sicura che sappia aiutarmi davvero. spero che quanto ho scritto non sia troppo lungo e confuso.
ringrazio in anticipo
>Cara Matita, non ci sono formule veloci per risolvere le sue problematiche, vorrei vederla di persona, almeno una volta, perché sentendola parlare potrei capire più velocemente come poterla aiutare. Il suo scritto è molto amplio e complesso, ma non è analizzabile come può esserlo una scheda tratta da un laboratorio di analisi del sangue. Manca la sua voce, il suo dire, la sua espressione, in ciò che scrive. Ciò è importante da un punto di vista prognostico. Se abita a Milano o nei suoi dintorni venga a trovarmi prendendo un appuntamento. Le lascio il mio numero di cellulare 3485849549 oppure mi scriva. Altrimenti, se si trova lontano e desidera avere un colloquio via Skype, vada a questo link. Buone cose per lei,
Dott. Giovanni Castaldi
Redazione
--Josef--
Età: 20
Sono ossessionata da una persona? Mi manca terribilmente una persona, una persona che mi è stata accanto nei periodi più bui della mia vita. Ogni volta che la incontro mi tremano le gambe e ogni volta che esco mi guardo attorno::spero di vedere il suo viso in mezzo alla folla. Perché mi succede questo? Vorrei sottolineare che ha il mio stesso genere, non sono attratto fisicamente da questa persona (non penso si tratti di amore) ciò che ammiro di lui è il suo carattere: è dolce, sensibile , generoso, altruista. Una persona con un carattere del genere non l' ho mai vista, forse scaturisce anche il fatto che i miei genitori sono molto distaccati, freddi, anafettivi a rendermi tale? Non faccio altro che pensarlo, lo penso ogni notte, con l'unico desiderio di rivederlo e magari riabbracciarelo non riesco più a vivere. La mia vita è incentrata su di lui mi sento terribilmente vuoto. Forse è meglio se non rivedo più questa persona? Ovv iamente provo gelosia se lo vedo scambiarsi affetto con altre persone. Perché mi succede ciò non penso di essere gay, è il suo carattere che amo
>Gentile Josef, dovrebbe parlarne un poco di più della sua vicenda. Comunque, perché non prova a parlarne al diretto interessato, potrebbe esserle utile per smussare e calmare la sua carica emotiva. Spegnendo un tantino il fuoco ossessivo che la divora verso quest'uomo avrebbe una maggiore lucidità mentale per comprendere meglio il legame che la coinvolge con tale suo conoscente. Buone cose per lei,
Dott. Giovanni Castaldi
>>La ringrazio per la risposta, ormai però ci siamo lasciati in pessimi rapporti con questa persona, ho cercato ti tirar fuori la sua parte negativa nella speranza che la mia ossessione nei suoi confronti svanisce, ma non è bastato!
Redazione
--Josef--
Età: 20
È peggio la depressione o l'apatia?
>Gentile Josef, l'apatia è una forma di depressione, buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
Redazione
--Armando--
Età: 27
Salve, sono un ragazzo di 27 anni e sento di avere estremamente bisogno di aiuto. Mi sono laureato circa 2 anni e mezzo fa in legge, e da allora ho già attraversato 3 diversi contesti lavorativi in cerca di una strada da seguire con certezza. Non ho uno studio alle spalle, non ho parenti o amici che mi hanno iniziato alla professione, ero solo incerto sul da farsi e questa facoltà mi ha dato soddisfazioni. Gli ultimi 6 mesi li ho passati a Torino, dove mi ero trasferito perchè anche la mia ragazza ha trovato lavoro lì per i prossimi 2 anni, ma tra distanza dalla famiglia (i miei genitori si sono separati 10 anni fa, ho un fratello di 18 di cui mi sono sempre preso cura come un secondo padre o una seconda madre), non passione per quello che facevo in studio, bassa retribuzione e totale mancanza di svaghi (giocavo a calcio a livello professionistico), sono esploso e ho lasciato la mia ragazza con cui stavo da 10 anni e sono tornato a Roma, mia città Natale. Sono chiuso in casa da 3 settimane, ho sentito lei qualche volta e mi meraviglio di come sia duro e inflessibile nel non dirle quello che vorrebbe sentire, ma sopratutto sono in balia di una totale confusione e ansia per il futuro e per il presente, in cui si inseriscono sensi di colpa pressanti e pesanti sulla relazione lasciata andare via.
Vi prego, una qualsiasi parola, ditemela...
>Gentile Sig. Armando si rivolga quanto prima a una struttura pubblica o privata di psicoterapia o di psicologia clinica di Roma, se abita a Roma, e svolga alcuni colloqui con qualche professionista. Se vivesse a Milano le direi d'incontrarmi. Ritengo che una serie d'incontri clinici possano darle un aiuto concreto. Vedrà poi lei se approfondire o meno il lavoro terapeutico. Se non riesce ad uscire di casa mi scriva o mi contatti con Skype . Buone cose
Dott. Giovanni Castaldi
Redazione
--Gigi--
Età: 32
Salve. Ho 32 anni. Vi scrivo perché in sostanza sento di avere un problema legato al perfezionismo . Purtroppo, mi condiziona da tempo e, nell'ultimo periodo, in misura maggiore. Entrando nel merito delle difficoltà che avverto: purtroppo ho la fissazione di dire o esprimermi sempre in modo tale da usare il termine/i giusti quando parlo con qualcuno. In pratica se non dico le cose in un determinato modo che la mia testa ritiene adeguato, cambio purtroppo d'umore nel senso che se un secondo prima sono tranquillo, sereno e sicuro di me stesso, perdo purtroppo improvvisamente tutta la sicurezza e fiducia che avevo nelle mie possibilità. Tutto ciò mi conduce ad un repentino cambio d'umore che mi incupisce e rattrista e che non riesco più a riequilibrare perdendo la mia serenità. E' un qualcosa che anni fa mi accadeva r 4, 5 volte su un arco temporale di un mese e mezzo due, quindi in pratica era gestibile come situazione. Adesso invece è sempre p iù frequente: al max per quattro-cinque giorni ritrovo fiducia, stima e motivazioni totali in me, come se mi sentissi un leone, poi il problema ricompare improvvisamente anche in momenti in cui sono molto sereno e nulla lascerebbe presagire un cambio improvviso d'umore. Questa situazione mi sta causando delle ripercussioni negative, anche nella sfera lavorativa e più in generale un senso di inadeguatezza e insicurezza nel rapporto con gli altri. In sostanza, se non comunico nel modo in cui io ritengo opportuno, mi innervosisco e a volte divento aggressivo a livello verbale e nelle relazioni in famiglia. Tutto ciò dipende esclusivamente dal fatto che alla base vivo questa frustrazione di fondo. Il problema che ho descritto genera in me, altre due conseguenze: mi da molto fastidio dimenticare le cose. Non parlo di cose importanti, ma cose più banali tipo dimenticarsi ad esempio di una frase o una parola detta da qualche mio amico/a che considero molto intelligente, oppure un d iscorso sentito in tv o in qualche serie tv. Succede questo: mi distraggo e mi innervosisco, se mi sfugge cosa hanno detto o pensato, così come mi irrita( e questa è l'ultima delle difficoltà che sento di avere), se queste stesse persone amici, familiari si esprimono meglio di me o usano vocaboli e termini che io vorrei facessero parte del mio vocabolario. In definitiva credo che, i miei problemi, siano legati ad una carenza di autostima e al fatto di aver ricevuto un'educazione abbastanza rigida in famiglia con questo i miei sono adorabili, ma perfezionisti, ansiosi e iperprotettivi. Vorrei capire come venire fuori da questa situazione, perché ripeto sta generando molto fastidio e irritazione in me e vorrei una qualità della vita, più soddisfacente e migliore. Grazie per la vostra eventuale risposta.
>Gentile Sig. Gigi, le consiglio di fare qualche colloquio con uno/a psicologo/a per mettere a fuoco il problema che ha. Ci sono molte domande che potrebbero farsi riguardo a ciò che lei dice, ma proprio perché sono molte diventa complesso scriverle. Lei sta attraversando e vivendo psichicamente una discreta fase ossessiva che può rimanere contenuta, come di fatto è stato fino a ora, ma che potrebbe anche acuirsi nel tempo se viene lasciata germogliare. Ne parli a voce con qualche professionista. Mi chiami se vuole. Buone cose per lei.
Dott. Giovanni Castaldi
Redazione
--Valina--
Età: 34
Buonasera, Vi scrivo perché sento il bisogno di avere un sostegno sulla mia attuale condizione. In realtà più che attuale, si tratta di una serie di problemi che mi porto dietro da una vita e che ora pesano in modo incredibile. Dopo anni di studi, tra università e dottorato, svolti sempre con la solita autostima sotto ai piedi e senza particolare motivazione, ho trovato un lavoro in un Istituto di formazione e mi occupo di segreteria e supporto al Direttore. Il punto è che mi sento annoiata, demotivata e mi sento così in generale verso tutto. Ho sempre vissuto una vita disorganizzata, senza progetti particolari, senza assumermi mai la responsabilità di portare a termine qualcosa (università e dottorato portati avanti con fatica, impiegandoci tanto tempo e con poca convinzione). Sin da piccola non ho mai avuto costanza nel continuare le cose che iniziavo e crescendo le cose non sono migliorate affatto. Liceo consigliato dai miei per il quale non ho fatto troppe storie, dato che per me una cosa valeva l’altra, università presa sull’ onda di ciò che mi piaceva sul momento, salvo poi pentirmi convinta che la mia strada fosse un’altra (ma dopo qualche tempo anche l’altra strada non sembrava più tanto affascinante...) Il dottorato l'ho iniziato su consiglio del mio ragazzo, in una materia distante da ciò che avevo studiato, quelli sono stati gli anni peggiori, vissuti con profonda tristezza e con la consapevolezza di non avere desideri e progetti alternativi. Insomma, per farla breve, adesso mi ritrovo a sentirmi annoiata da una parte e angosciata dall’altra. L’angoscia deriva dal rendermi conto che non ho un progetto di vita, né di lavoro né di vita intesa come avere una famiglia, figli o altro. Sto insieme al mio ragazzo da 10 anni ma non mi interessano matrimoni e figli, non pianifico nulla e non l’ho mai fatto e se devo solamente pensare di organizzarmi per qualcosa mi viene l’ansia e mi prende un vago senso di tristezza e di vacuità esistenziale. Sono consapevole di avere un problema perché questa incapacità di pensare al futuro vivendo giorno per giorno senza fare progetti di alcun tipo, unito al fatto che cambio idea e opinione su ciò che mi piace e cosa no in continuazione, mi rende infelice e mi fa sentire una persona misera.
Chiedo un parere sulla mia situazione, perché non so proprio come venirne a capo.
Grazie
>Gentile Valina che cosa la spinge a chiedere e a domandare "lumi" sul suo stato di salute psichica a un servizio on line di psicologia che tratta di disagio psichico ? Provi a spiegarmelo riscrivendomi. Lei ritiene ci sia un desiderio in questa sua domanda o è solo la noia a farla muovere? Mi pare che nella mail dica che nella sua vita si sia mossa solo per "inerzia" e mai per qualcosa che voleva. Veramente lei non ha mai voluto e desiderato nulla nella sua esistenza? Mi risponda su tali punti e sul livello emotivo del disagio che sente. È forte e profondo il disagio o è tutto sommato lieve? Ha dei sintomi? Se si, quali? Attendo una sua risposta. Buone cose.
Dott. Giovanni Castaldi
Redazione
--Margherita--
Età: 18
Salve Dottore, durante la mia adolescenza mi sono accorta di come il rapporto con mio padre sia stato dannoso durante la mia infanzia.. Oltre ad aver fatto male alla mia famiglia, egli era una figura opprimente e ossessiva per mia mamma e le mie sorelle e soprattutto nel rapporto tra me e lui, ho scoperto una sua morbosità nei suoi comportamenti. Mi trovo con un disagio e lo noto anche con i ragazzi, quando si tratta di rapporto fisico.. Come posso smaltire questo peso?
>Gentile Margherita,
Ringraziandola per avermi scritto, le chiedo di approfondire riguardo ai problemi che ha avuto con suo padre durante l’infanzia. Provi a descrivermi maggiormente alcuni comportamenti ed alcune situazioni nel rapporto fra di voi e fra i famigliari. Se è possibile, approfondisca anche in merito al disagio di cui parla nei rapporti con i ragazzi. Le risponderò volentieri, un cordiale saluto e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Dany--
Età: 31
Salve, mi trovo in questa situazione ormai da anni e anni e sinceramente non so come uscirne e questo mi sta logorando dentro, anche se cerco ogni giorno di andare avanti e sorridere, ma non è facile.
Veniamo al dunque: io non so chi sono ne cosa voglio, non mi sento felice della mia persona ne soddisfatto e l'unica cosa che mi da un po di conforto è il mio matrimonio, che però vive di alti e bassi prorpio per via del mio umore e dei miei stati d'animo.
Io non mi sento soddisfatto del mio lavoro( lavoro come fabbro serramentista con mio babbo da 10 anni, abbiamo una piccola ditta) ma non capisco cosa voglio, non riesco a trovare delle mie passioni, ho provato piu volte a trovare qualche hobby che potesse farmi svagare, ma niente, ogni volta che inizio qualcosa( con grande entusiasmo) poi dopo un po mi stanca.
Ho fatto di tutto: lezioni di batteria, fotografia, ho provato a riscrivermi all'università e tante altre cose, buttando soldi e tempo(quando inizio ho un grande entusiasmo e sto ore e ore a documentarmi a fare ricerche ecc, quasi in maniera compulsiva, avvolte togliendo tempo anche al lavoro) poi dopo un po finisce tutto nel dimenticatoio.
Anche quando penso a possibili alternative di lavoro non so realmente cosa voglio: mi piace molto l'elettronica e lavori tipo elettricista o cose simili, poi dopo un po penso a lavori tipo marketing o comunque nel ramo economico, poi passo alla gastronomia, e per finire dico che lavori manuali mi renderebbero piu felice ecc ma sopratutto cerco sempre di capire se potrebbero essere lavori "fighi" agl'occhi degli altri se potrebbero rendermi interessante, senza veramente capire se mi piacciono davvero.
Tutto questo mi sta facendo perdere fiducia in me stesso e nel mio futuro e se fino a qualche tempo fa riuscivo a trovare entusiasmo (seppur di breve durata) adesso vivo la giornata e non riesco a essere entusiasta e questo si ripercuote su tutto anche sulla sfera sentimentale e sessuale, con momenti in cui non riesco proprio ad avere rapporti.
Io ho sofferto di ansia e attachi di panico, che mi hanno costretto a staccarmi dalla vita sociale per quasi 2 anni e adesso, ormai da tanti anni la situazione da quel punto di vista è superata, però vivo ancora le conseguenze delle scelte fatte in quegl'anni (quasi 10 anni fa) come aver lasciato gli studi e scelto di fare questo lavoro perche lo vedevo al momento l'unica strada percorribile, però adesso non riesco ad uscire da questa empasse e la cosa mi sta logorando, cosa potrei fare?
>Gentile Dany,
i dati che lei porta la descrivono come una persona che non riesce ad uscire da una situazione in cui si sente bloccato e confinato da tempo, in cui non sa chi è e cosa vuole fare, sente che il suo entusiasmo, la sua soddisfazione e felicità si sono in parte affievolite e si sforza di andare avanti e fare buon viso a cattivo gioco.
Ha attraversato in passato un momento difficile dove ha avuto delle forti manifestazioni di ansia e forse crede che le scelte prese in quel periodo abbiano delineato la sua vita in una forma che non è più sicuro le corrisponda.
E’ probabile che le dinamiche che l’avevano portata in una dimensione ansiosa e di panico si stiano ripresentando in questo momento, in cui forse il suo desiderio è di cambiare lavoro, di farlo veramente, nella pratica. Che vorrebbe anche dire “allontanarsi” da suo padre, questione che andrebbe approfondita.
Lei si descrive come una persona attiva, che ha una sicurezza economica ed una dimensione affettiva stabile, è una persona che ha superato dei momenti difficili e che si sforza di trovare soluzioni e si interroga sul proprio cambiamento. Queste sono dimensioni positive, alle quali può fare riferimento nella costruzione del senso della sua vita.
L’impressione è che lei sappia molto bene ciò che vuole e che sia proprio questo a farla soffrire, credo che un sostegno psicologico potrebbe aiutarla ad esplorare e capire meglio quali sono gli aspetti che la frenano e le creano indecisione per poter ritrovare la dimensione di piacevolezza nella sua vita. Il sostegno potrebbe aiutarla proprio ad elaborare il momento decisionale in cui si trova invischiato nel tentativo di aprirsi ad una nuova condizione.
Mi scriva ancora se vuole e si senta libero di contattarmi per un percorso.
Cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Tessa--
Età: 24
Salve,
mi chiamo Tessa ed ho da poco fatto 24 anni
La mia storia ha dell'incredibile se ci penso sembra la trama di un film però purtroppo è la mia vera vita.
All'età di 14 anni ho incontrato un ragazzo che da prima sembrava una brava persona, in realtà si è dimostrato l'opposto ricattandomi che o facevo quello che voleva o lui si sarebbe tolto la vita ed io da stupida sono sempre stata sotto ai suoi giochetti fino a quando non ho più retto e dalla disperazione (i miei credevano a lui e non ha me) io stessa ho cercato di togliermi la vita, ma per mia fortuna (o sfortuna) la cosa non è andata come avevo progettato.
2 anni dopo ho incontrato un altro ragazzo con cui ho condiviso una storia lunga 8 anni, interrotta poco tempo fa. La motivazione per cui le cose sono finite (o non finite) è vasta, beveva e non poco e quando lo faceva alzava le mani, mi trattava male come se fossi un oggetto senza sentimenti e fin che lo faceva che eravamo da soli mi andava anche bene, ma in pubblico no. Negli anni per essere sicuro che fossi di sua proprietà mi ha fatto perdere tutte le mie amicizie, lo sport che praticavo, i compagni di scuola, mi ha impedito di frequentare l'università e di fare un anno all'estero per imparare la lingua inglese. La cosa all'inizio non mi pesava, avevamo l'obbiettivo comune di creare una casa e far famiglia in brevi tempi, ma le cose sono degenerate e dopo vari tentativi per farlo cambiare ho mollato la presa e mi sono arresa lasciandolo, convinta che fosse la decisione giusta.
Mi era rimasto solo il sogno di fare una famiglia e lo ho visto sfumare davanti agli occhi.
Lo vedevo tutti i giorno, ogni sera, lo sentivo ad ogni ora, era parte integrante di me, indispensabile e nonostante il male che mi aveva fatto speravo che sarebbe tornato subito da me...e invece sono passati mesi.
Le vacanze le ho fatte chiusa in casa perchè non avevo nessuno con cui uscire, perchè non ho tutt'ora nessuno con cui uscire.
Da un mese a sta parte frequento un ragazzo conosciuto on line, rispetta praticamente tutte le caratteristiche di quello che cercavo sin da bambina, il principe azzurro, tutti pregi tranne uno, il fatto che non è presente come il ragazzo precedente.
A premessa fatta ( forse troppo lunga) mi trovo col dover aggiungere che, nonostante tutto, non sono felice, mi sento vuota, tutto mi spaventa, tutto...
il mio ex (quello degli 8 anni) ora è tornato alla carica, fa di tutto per riconquistarmi ed io in parte ci casco, lo vedo e lo sento (di nascosto da tutti perchè nessuno lo vuole più vedere e mi dicono che io devo fare lo stesso) e nello stesso tempo esco con il principe azzurro, quando me lo chiede lui perchè io sono troppo timida e spaventata per farlo (temo se ne vada e mi lasci sola).
Non riesco a reagire.
Ho 24 anni, non ho un obbiettivo nella vita, non ho nessun amico/a, passo le mie giornate chiusa in casa e al lavoro dove c'e solo gente sposata e con figli e non ho più voglia di vivere e lottare per andare avanti.
Non so più cosa fare.
>Gentile Tessa,
forse, dopo aver passato diversi anni in relazioni problematiche, dovrebbe cercare di dedicarsi a se stessa, di non aver fretta di buttarsi a capofitto in rapporti fusionali ed esclusivi, ma avere tempo per costruire nuovi rapporti di amicizia o collaborazione, magari in qualche attività extralavorativa. Crearsi, in altre parole, una sua nuova rete di sostegno che funzioni da terza alternativa fra la solitudine e i rapporti con carattere di dipendenza. Spesso è un cambiamento difficile solo nell’immaginazione, mentre sotto l’aspetto pratico si rivela più semplice del previsto.
Può anche esserle di aiuto un supporto psicologico per sbloccare alcune situazioni, un sostegno aperto e senza giudizio sarebbe sicuramente un elemento positivo. Se è di Milano ci contatti pure.
Cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--A.--
Età: 40
Gentile dottore,
ho da mesi la sensazione di non riuscire ad avere il predominio delle mie azioni. Sono sempre e costantantemente indecisa (anche su cose importanti), ho sempre paura e ho l'impressione di essere sempre sola, nonostante il grande affetto dei miei genitori.
Mi sento, tra l'altro, lo sguardo fisso.
E' un lungo periodo che non riesco a provare emozioni..
Il mio neurologo mi ha somministrato il risperdal.
Grazie per la sua risposta anticipatamente,
A.
>Gentile A.,
lei parla di una grande sofferenza che la accompagna da mesi e appare preoccupata primariamente dalla sensazione di non avere il controllo delle sue azioni, come se questo dolore la rendesse estranea a se stessa, le facesse perdere la fiducia di poter direzionare la sua condotta e la svuotasse dalla componente emozionale, lasciandole un senso di solitudine e vuoto.
Anche i suoi affetti le sono vicini, ma sembrano al di là del muro della sua sofferenza. Si sente bloccata nella scelta da una perenne indecisione e da una costante paura.
Momenti difficili che forse sembrano lì da sempre, immutabili, in cui sembra di perdere la speranza di poter uscire dalla propria stagnazione. Credo sarebbe utile esplorare le origini di questa sofferenza, continuando con la terapia prescritta dal suo medico e intraprendendo un percorso psicoterapeutico, in modo che attraverso la parola, senza fretta e senza giudizio, si possa spostare lo sguardo.
Mi scriva ancora se vuole, o si senta libera di telefonare al Centro,
Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi
--Angustiere--
Età: 46
...Non sopporto i rumori improvvisi e forti,mi arrabbio se qualcuno distoglie la mia attenzione,certi giorni sono pieno di entusiasmo e di voglia di vivere e di aiutare gli altri,per converso conosco periodi di eremitismo ed odio assoluti.
Mi sento perseguitato dallo stato e dalle sue leggi,vorrei emigrare ma non sopporto le altre lingue e gli stranieri,sono in gabbia.Mi piacciono le donne ma io non piaccio a loro,scrivo poesie e un minuto dopo bestemmio come un turco.
E non crediate che stia scherzando,purtroppo è la verita',una verità che dura da 46 anni.
Ma chi sono io? Nella stanza che ho dentro,c'è forse qualcun altro?
Vorrei morire,ma ho paura.....Grazie.
>Gentile Angustiere,
probabilmente le sarebbe molto utile esplorare questo suo mondo interiore con l’aiuto di qualcuno, condividerlo e poterne parlare senza restrizioni. Magari esplorando questa sua “stanza” scoprirà desideri e dinamiche a lei ancora ignoti. Da ciò che descrive sembra che fondamentalmente ci siano grandi sbalzi di umore, con i relativi meccanismi pulsionali da articolare ed includere in un quadro più unitario. Così come è molto probabilmente da articolare il suo rapporto con “l’altro”, al fine di renderlo meno invasivo e a tratti persecutorio. Se è di Milano o dintorni non esiti a contattarmi, cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi
>
Grazie Giovanni per avermi risposto...
Vivo vicino Roma,comunque mi sono arreso a sopravvivere nella stanza con quell'altro, quando avro' paura mi mettero'sotto la mia coperta dei sogni e scrivero' ancora aspettando che la fiamma si disperda nel buio da dove mi pare di vivere ancora.
Un caro saluto.
--Chiara--
Età: 33
Buonasera, ho 33 anni e da 9 anni combatto con disturbi d ansia e rari ma forti attacchi di panico. Ho cambiato tre terapisti perché alla fine dopo anni non venivo mai a capo di nulla, ora continuo da tre anni dall ultimo ma non so in che direzione sto andando. Sono sempre stata curiosa, amavo viaggiare, a 21 anni sono stata 2 mesi in America, un sacco di ore di volo e ora ho paura a spostarmi di 100 km. Sono paurosa di tutto. Sempre nervosa, sempre resa, ho avuto dei genitori che non mi hanno permesso di avere fiducia in me e realizzarmi in generale. Tutte cose viste e dette in terapia....ma io sto ancora così e sono arcustufa. Il mio compagno vorrebbe un figlio (in realtà ci penso spesso pure io) ma mi terrorizza quel che potrebbe succedere, e se gli comunicassi solo ansia rovinando la vita pure a lui? Forse non sto seguendo la terapia corretta! Insomma vorrei tornare a vivere e invece sto sempre con l'angoscia che capiti qualcosa di brutto. Non mi godo più nulla.
Vi prego datemi qualche indicazione voi!
Grazie in anticipo.
Chiara
>Gentile Chiara,
la ringrazio di averci scritto. La invito a dirci qualcosa in più riguardo alle terapie che ha seguito e che sta seguendo, in modo da poter delineare le motivazioni, le insoddisfazioni o le incomprensioni che l’hanno portata a spostare la sua domanda da un terapeuta all’altro. Operazione che probabilmente sta avvenendo anche in questo caso, nel suo rivolgersi a noi.
Le motivazioni potrebbero essere le più svariate, ma talvolta è proprio analizzando e comprendendo questi passaggi che si riesce a capire qualcosa in più del nostro desiderio e delle resistenze che mettiamo in campo per evitare di affrontare i passaggi più difficili all’interno di un percorso di cambiamento.
In attesa di leggerla ancora, un cordiale saluto,
Dott. Giovanni Castaldi
>>
Buongiorno, il motivo per cui ho cambiato terapisti è sempre stato differente:
la prima volta perché di fatto i disturbi non erano così forti ed ero convinta
ormai di aver superato la fase peggiore, la seconda volta per he era una
terapia che richiedeva tre sedute settimanali, molto impegnativo come tempo,
considerato gli orari di lavoro che avevo, ed anche economicamente! In più dopo
un paio di anni avevo l impressione di parlare, parlare, parlare ma non vedevo
nessun cambiamento. Molto probabilm era proprio il tipo di terapia che
richiedeva questo ma io ero stremata. Così dopo alche mese ho iniziato con il
mio terapista attuale, sedute settimanali, molto più interattive rispetto alle
precedenti. Alche salto credo di averlo fatto, alche cambiamento, ma nulla che
mi faccia stare bene con me stessa e che mi abbia liberato dai disturbi.
Proprio un paio di settimane fa ho deciso di andare una volta ogni 15 giorni è
il terapista mi ha fatto notare che pare che quando arrivo a toccare punti
importanti x me tendo a rallentare con la terapia, quasi ad aver paura a
cambiare quel che sono! Ci sta come ragionamento, sono così abituata a star ma,
è e non credere in me stessa che forse mi sembra terribile essere di era, però
io non aspetto altro!!!! Allora perché dovrei far così. Spero di aver chiarito
i suoi dubbi e nel frattempo la ringrazio. Vorrei solo un po' di tranquillità e
non sentirmi diversa perché ho paura a fare un sacco di cose, e questo non ERA
da me.
Cordiali saluti.
--Smary--
Età: 47
Come posso cominciare alla mia tenera eta' ( quasi cinquanta) capire cosa mi piace, trovare qualche stimolo, avere voglia di fare qualcosa?
Non ho voglia di fare niente e mi sembra tutto inutile. La cosa peggiore e non sapere cosa e chi mi piace. Non saprei da dove cominciare.
>Gentile Smary,
i momenti di crisi e di smarrimento possono coglierci in alcune fasi della nostra vita. In questi momenti le nostre vedute si restringono, i colori perdono vividezza e le possibilità non sembrano essere fonte di stimolo. Sono degli stati d’animo a carattere depressivo, verso i quali è sempre meglio reagire invece che abbandonarsi al vuoto di senso che essi portano.
Si senta libera di contattarci se vuole affrontare la situazione con il nostro supporto. Provi anche a scriverci qualcosa in più della sua vita e dei suoi pensieri, può essere un buon modo per cominciare.
Un cordiale saluto e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Maria--
Età: 17
Salve. Sono Maria e ho 17 anni.
La situazione a casa è davvero critica a causa di mio fratello che odia, senza motivo, mio padre.
Tutto cominciò dalla sua adolescenza, molto burrascosa, nella quale è venuto a mancare un rapporto sereno padre e figlio. Mio padre, di certo non si comportò come una colonna portante della famiglia, essendo una persona molto fragile e insicura, non seppe mai perdonarlo appieno o migliorare il clima familiare, tra i due infatti ci furono periodi davvero terribili dove non si scambiavano la parola vicendevolmente e a mala pena si sopportavano, per motivi che devo ancora capire del tutto. Dopodiché, iniziata l'università Luigi, così chiamerò il ragazzo, fece molti sbagli a livello scolastico, perdendo anni di studio e cambiando tre volte luogo universitario, il che non fece altro che aumentare la tensione in casa dei miei, preoccupati per lui, che continuavano a pagare le tasse scolastiche. Nel frattempo, dopo svariate scenate tra i due mio padre trattava finalmente Luigi con amore, sempre con una linea di imbarazzo dovuta al passato, ma pur sempre provandoci. Anche dall' altra parte sembrava arrivato il sereno, mio fratello aveva dei periodi terribili, ma alternati da fasi in cui si comportava davvero bene con noi. Fino ad arrivare a qualche mese fa, quando cominciò a covare un odio terribile per la figura paterna, arrivando a volere la sua morte. La situazione è questa: Luigi si chiude in camera ore a rimuginare su teorie assolutamente inventate che vedono storie assurde, dove il padre cerca di controllarlo, rovinandogli la vita, in questo Luigi esaspera e modifica ogni parola che esce dalla sua bocca. Io ho provato mille volte a cercare di capire la ragione di questo astio gratuito, ma niente, non è capace di ragionare, se si confutano le sue teorie paradossali diventa aggressivo e davvero pericoloso. Io, mia madre e l`altro fratello che ho e ovviamente mio padre siamo esausti di questo. Personalmente vivo con l`angoscia e vedo i miei genitori disperati, inoltre mio padre è particolarmente sensibile e malato, io comincio davvero ad avere paura di come andrà a finire. Io e mi madre raccontiamo poco di quello che succede a casa a mio padre quando torna dal lavoro, per non farlo preoccupare, poiché cerchiamo di evitare lo scontro tra i due, sapendo cosa potrebbe succedere. Preciso che voglio tutt`ora un bene dell'anima a Luigi ma mi sta costringendo a provare del risentimento per lui, che in tutta la sua vita ha sempre proiettato un odio gratuito verso qualcuno della famiglia o non, quasi a turno. Sono disperata e non so più cosa fare, voglio bene alla mia famiglia, questa non è vita ma non mi voglio rassegnare a questa situazione. Vorrei davvero poter fare qualcosa. Grazie a chi risponderà.
>Gentile Maria,
è molto importante che, scrivendoci, lei abbia fatto un primo passo nel voler condividere la vostra situazione famigliare con l’esterno. Questo è sicuramente il primo punto da affrontare; evitare di confinare la situazione all’interno delle vostre mura domestiche. Le ragioni alla base della dinamica conflittuale fra suo fratello e suo padre possono avere radici complesse ed antiche, ma molto probabilmente risolvibili. L’intervento di un terapeuta sarebbe fondamentale, sia per suo fratello che per l’intera famiglia. La invito a seguire questa direzione e fare dunque un passo verso il cambiamento, iniziando dal coinvolgere chi nella sua famiglia può essere più aperto a rivolgersi ad un aiuto esterno.
Se siete di Milano o dintorni mi contatti pure, cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Giulia--
Età: 19
salve, sono giulia e ho 19 anni. non so nemmeno come ci sia arrivata a questa pagina, stavo cercando conforto nel fatto che non so cosa fare nel mio future. ora racocnto la mia storia e magari qualcuno saprà consigliarmi...
all'età di 17 anni ho deciso di fare un anno all'estero in inghilterra, questa scelta è stata fatta principalmente perché gli ultimi due anni erano stati molto duri, 4 tra I miei parenti più cari sono morti in meno di un anno e mezzo; volevo scappare e lasciarmi tutto alle spalle, anche perché la scuola italiana mi stava distruggendo, e non per lo studio ma per l'odio che sentivo dei professori verso I miei confronti, quella certezza dell'inevitabile fallimento che avrei affrontato se fossi restate a quella scuola (liceo scientifico). quindi ho fatto I bagagli e sono venuta I inghilterra dove sono tutt'ora, infatti durante quell'anno ho deciso di restare, qui mi sentivo un pochino meglio, ero lontana da quei ricordi che mi legavano a persone che ormai non c'erano più, lontana da quella scuola che mi offriva solo sofferenza; è stata una scelta impulsiva ed egoistica, ho girato lo sguardo ai sacrifice che I miei genitori stavano facendo per me e ho seguito il mio impulse pensando di sapere cosa stessi facendo; infatti ero convinta che il mio future fosse criminologia, e dato che in italia ci vogliono 8 anni per ottenerla mentre in inghilterra solo 3 ho decisop che avrei fatto l'università qui. criminologia mi piace tutt'ora, però so che dentro di me c'è una passion più grande che non mi ha mai abbandonato: il teatro. fin da piccolo infatti sarei morta per stare su quell palco e diventare un'altra persona, quando recito è l'unico momento che mi sento me stessa pur interpretando solo un personaggio. il mio desiderio mi impedisce anche di andare a vedere spettacoli teatrali ora che non lo faccio più; infatti quando vedo uno spettacolo devo usare tutte le mie forze per non scoppiare a piangere, sono tremendamente invidiosa e non vedere me su quell palco mi distrugge, recentemente a Londra ho visto lo spettacolo di Enrico Brignano e tra una risata e l'altra volevo solo alzarmi e salire su quell palco, naturalmente dopo lo spettacolo ho pianto come una Fontana sul treno del ritorno... ora qualcuno direbbe "giulia ma tu non hai dubbi su quello che vuoi fare!" invece si, perché questo sogno non è realizzabile. non posso abbondare tutti gli sforzi che ho fatto fin'ora per entrare in un'univertsità inglese e tornare In italia per recitare; non posso guardare negli occhi mio padre dicendogli che ha buttato tutti I soldi che ha speso per me in questi due anni per tornare in italia e fare una cosa come teatro che probabilmente non mi darà un future stabile. però dall'altra parte non so se fare criminologia mi renderà mai felice, mi piace si ma è davvero il mio futuro? poi ultimamente mi manca l'italia, cosa mai successa prima, infatti l'anno scorso avevo un cuore di ghiaccio forse ma non sarei tornata in italia per niente al mondo, non mi mancavano I miei genitori, non mi mancavano I miei amici non mi mancava nessuno mentre ora mi mancano terribilmente, anche perché sto perdendo eventi importanti nella vita dei miei amici e di mio fratello, e mi sento teribilmente in colpa. il senso di colpa mi sta distruggendo; mi sento in colpa per tutti I soldi che ho fatto spendere ai miei genitori e vorrei solo trovare un modo per farmi perdonare di tutti I sacrifice che gli sto chiedendo ma naturalmente non ho soldi e non posso ridargli quello che mi hanno dato in questi anni. quindi per concludere sono combattuta, combattuta tra quello che DOVREI fare e quello che VORREI fare; nei momenti più "pazzi" mi viene da pensare "al diavolo l'inghilterra e criminologia torno in italia, farò teatro e magari nel frattempo mi iscrivo a un'università" quando invece ci penso razionalmente so quello che dovrei fare: dovrei stare in inghilterra a costruirmi un futuro certo per ripagare I miei per I loro sacrifici" però mi sono stancata di essere triste e frustrata vorrei solo un po' di serenità e non vorrei spendere la mia vita con lo stato d'animo di questi ultimi anni. quindi la mia domanda è ne vale la pena rischiare tutto per seguire un sogno sapendo che probabilmente non mi darà abbastanza per vivere o dovrei seguire il percorso per cui ho lavorato questi anni ma forse rinunciando a una futura felicità? mi scuso per tutti gli errori di ortografia e forse grammaticali ma sto scrivendo su una tastiera inglese.
>Gentilissima Giulia,
nella Sua lettera si coglie la tensione, la sofferenza, e tutto sembra convogliarsi attorno ad un'opposizione dovere/felicità.
In realtà, se provo ad evitare di soffermarmi solo su questo punto dolente, su questo modo di leggere la Sua realtà attuale, mi vengono molti altri interrogativi e mi si aprono diverse possibilità.
Lei è molto giovane, dice di aver vissuto, prima di trasferirsi, un periodo di grande sofferenza, dovuta a ben quattro lutti importanti. Per fortuna, tuttavia, Lei sembra aver mantenuto alcuni riferimenti stabili e significativi: i genitori, il fratello, gli amici.
La sua "fuga" in Inghilterra è forse stata dettata da un desiderio - più che comprensibile - di allontanarsi da un contesto che, a causa dei lutti, delle difficoltà scolastiche e del carico emotivo vissuto come insopportabile, le sembrava ormai privo di vie d'uscita e solo fonte di dolore.
Nel riuscire a vivere due anni a Londra Lei ha dato comunque prova di forza interiore e di notevoli capacità di adattamento.
Penso che Lei possa partire da qui, cioè da ciò che di positivo Lei ha fatto in questo tempo.
Il Suo ritorno in Italia, il suo riconoscere come significativi e positivi i Suoi affetti familiari e il desiderio di riprendere le fila di quei rapporti, può essere un passaggio evolutivo e di crescita, da non trascurare e da non leggere come un fallimento.
Perché vivere in modo così conflittuale e irriducibile la scelta di studiare criminologia rispetto a quella di seguire la Sua passione per il teatro?
Si prenda il Suo tempo, Giulia. Andare a Londra, cambiare pelle, parlare in un'altra lingua e stare in tutt'altro contesto è stato già il Suo modo, in fondo, di "cambiare scena", di darsi il permesso di indossare altri panni.
Oggi, il desiderio di tornare sui suoi passi, può essere un momento di crescita, un modo per non mancare all'appuntamento con se stessa, con il bisogno di "diventare ciò che Lei è".
Perché i Suoi genitori dovrebbero rimproverarla? In che senso questo Suo rientro sarebbe un fallimento? A che punto è la Sua carriera scolastica? Chi erano le persone la cui morte ha reso possibile un così profondo cambiamento? Sono questi gli interrogativi che mi sentirei di rivolgerLe, se Lei volesse intraprendere un percorso di aiuto psicologico, di discernimento, che certo potrebbe aiutarla ad affrontare il dialogo con i Suoi genitori ma anche con se stessa. Le cose, a volte, sono più semplici di come ci appaiono e molto dipende dalla capacità di non "fissarci" su alcune alternative rigide; più che chiedersi in modo insistente se è meglio la carriera di criminologa o quella di attrice, potrebbe essere interessante chiedersi cosa queste due scelte hanno in comune, o cosa davvero le differenzia. Qual è il modo migliore per diventare, gentile Giulia, ciò che Lei è? Certamente, il punto di partenza può essere quello di veder chiaro dentro di sé e di darsi il permesso di tornare sui suoi passi, senza vivere il rientro in Italia, la ripresa del dialogo con le persone a cui Lei vuole bene e che certamente volgiono il Suo bene, come un fallimento, bensì come un momento di rifornimento affettivo, una ripartenza.
Resto a disposizione, nel caso volesse scrivermi ancora.
Cordialmente
Dott.ssa Anna Barracco
--Patty--
Età: 27
Buona sera, in realtà non so nemmeno da dove cominciare... Attualmente mi ritrovo in una situazione di stallo, dove non so chi sono e cosa voglio o almeno non so come ricominciare o riprendere in mano la mia vita. Da quasi due anni sto cercando una strada lavorativa che mi appaghi che mi dica chi sono, ma ad oggi mi ritrovo solo a cercare una strada che mi dia solo sostegno economico, accontentandomi di tutto ma risultando sempre precaria, nonostante io mi impegni sempre e dando sempre il massimo ma nulla. Premetto che ho 27 anni e l'anno scorso col mio, ormai, ex ragazzo stavamo per partire con un biglietto di solo andata per una citta straniera proprio per scappare da questa situazione che già all'ora mi stava angosciando. Delle nuove circostanze pero mi portarono a lasciarlo mesi prima della partenza, dopo 5 anni di storia, per buttarmi a capofitto in un altra storia che ritenevo mi desse più stabilità e ovviamente perché mi ero innamorata follemente di quest'ultimo. Dopo un anno dalle mie repentine scelte e periodi difficili, mi ritrovo di nuovo disoccupata da 3 mesi. Vivo da anni con un estremo bisogno di autonomia, cioè di una casa mia, una vita con il mio partner, che per i soliti problemi economici e di precarietà non sono realizzabili. Mi sento in un tunnel dove non vedo la fine, non c'è, è sempre tutto nero e la cosa peggiore è che tutte le persone intorno a me ce la fanno, si sono sistemate, chi si sposa, chi fa figli e io mi sento sempre una fallita. Sembra che non mi accontento di ciò che ho ma non è così, io sono felice di ciò che ho ma ho davvero bisogno di vivere la mia vita. Per di più, non è stato facile cambiare le abitudini e perdere tutti gli amici. Per questa ragione mi sento ancora più sola in questo periodo nero. Non penso ci sia una grande soluzione se non aspettare tempi migliori, il problema è che vivo continui sbalzi d'umore e la situazione è più complessa di quanto si è potuto riassumere. Ma c'è di fatto che non so più cosa fare. Grazie in anticipo per qualsiasi consiglio.
>Gentile Patty,
dalla sua mail si evince un grande disorientamento, come se avesse perso la rotta. Progettare la propria vita, seppure in modo non rigido, ma cercando di pensarsi a distanza di due, cinque anni, è una cosa importante.
Lei sembra aver perso questa capacità, questo desiderio. Ne ha un bisogno estremo, ma nello stesso tempo è come se non sapesse cosa è davvero prioritario per Lei: trovare un lavoro che le dia soddisfazione e La realizzi, permettendole anche quel salto di autonomia di cui sente giustamente la necessità? O avere un partner, un compagno da amare e da cui sentirsi amata, e magari realizzare un desiderio di maternità? O queste due cose insieme, in qualche modo interconnesse fra loro, come se una delle due implicasse necessariamente l'altra?
Cosa, realmente, oggi come oggi è per Lei più importante? Cosa vorrebbe veder realizzato di qui a due anni? Cosa non vorrebbe mai che fosse ancora come oggi, fra due anni?
Mi rendo conto che la situazione oggettiva oggi in Italia è molto difficile e le prospettive non sono rosee, ma Lei giustamente dice che molti suoi conoscenti o amici hanno trovato la loro strada. Colpisce, nella sua mail, da una parte il disorientamento, ma dall'altra anche la lucidità e la consapevolezza di questa sua difficoltà a mettere a fuoco il suo progetto di vita, il suo desiderio.
Forse ha fatto bene a non "scappare" all'estero. Non è semplicemente scappando che ci si mette in gioco, anche se certo non ho tutti i dettagli della vicenda, che potrebbe essere più articolata. Non è chiaro infatti in che relazione, come si annodano, le questioni affettive e di coppia, e i fallimenti dei progetti di vita intesi in senso anche più esteso.
Credo che un momento di riflessione, un breve percorso di coaching esistenziale possa servirle in questo momento, per capire meglio come "diventare quella che è",e anche per essere aiutata a riprendere il controllo della Sua vita.
Il Centro per il Disagio Psichico è a Sua disposizione per ascoltarla, anche a distanza. Ci pensi, e se ritiene di voler ancora scrivermi, lo faccia pure.
Con viva cordialità e moltissimi auguri.
Dott.ssa Anna Barracco
--Alessio--
Età: 42
Sono ormai sette mesi che sento di provare una fortissima attrazione fisica per mia cognata. La sorella di mia moglie. Sono sicuro di non essere innamorato di lei, infatti se vedo che qualche altro maschio le si avvicina non provo il minimo senso di gelosia. Ma l'attrazione è troppo forte, l'ho sentita al punto che mi sentivo completamente fuori di testa. Sono andato sia dallo psicologo che dallo psichiatra, ma entrambi non sono stati capaci di aiutarmi, In particolare lo psichiatra mi ha imbottito di tavor e serenase, il cui unico vantaggio è stato riprendere a dormire. Ma era un sonno chimico, niente di più. Ormai è diventata un ossessione, ho provato anche a farglielo capire perchè abbiamo un ottimo rapporto e speravo mi avesse aiutato ad uscirne insieme, invece niente, si è solo spaventata perchè lei adora la sorella. Ho provato a smettere di vederla, ho provato anche a farmi disprezzare da lei, niente! Mi vuole un bene dell'anima, ma io sempre quel chiodo fisso. Mi manca il rapporto speciale che avevo con lei, e vorrei recuperarlo perdendo quest'ossessione sessuale. Non ho scelto io questa situazione, ma vorrei uscirne soprattutto senza creare danni alle persone che mi sono vicine. Ma da soli è difficile combattere queste cose.
>Gentile Alessio,
può capitare di trovarsi in situazioni del genere, che rischiano di compromettere equilibri e rapporti duraturi. Innanzitutto mi viene da chiederle se può esserci una motivazione legata al fatto che è proprio la sorella di sua moglie, ovvero se tale attrazione possa essere legata ad un gioco più o meno inconscio nei confronti di sua moglie, magari legato al voler mettere alla prova il suo amore oppure a ferirla per qualche motivo che magari non è chiaro. Ne ha parlato con sua moglie? Sarebbe un’opzione percorribile dato il vostro rapporto?
Bisognerebbe conoscere più a fondo la vostra storia di coppia per capire se dietro all’attrazione per sua cognata ci sia una volontà distruttiva, un modo per porre fine al vostro matrimonio, oppure un momento di difficoltà che può svolgersi diversamente e dal quale potreste uscirne rafforzati come coppia.
La invito a scriverci maggiori dettagli, cordiali saluti e buone cose
Dott. Giovanni Castaldi
--Barbara--
Età: 36
Buongiorno a tutti!
prima di tutto mi scuso tanto per entrare su questo forum e chiedervi un consiglio per cercare di migliorare la mia vita quando, attorno a noi, tante persone soffrono e non hanno nemmeno il tempo di pensare a come migliorare la loro vita visto che devono lottare per sopravvivere, però, mi permetto di disturbare, prima di tutto perché me ne date il consenso e ve ne ringrazio e per seconda perché, magari, attraverso le mie domande, certe persone potranno trovare le loro risposte, io compresa.
Mi chiamo Barbara e ho 36 anni. Le persone che mi incontrano mi definiscono una persona solare, piena di vita e con grande personalità.
Per quello che mi riguarda, amo avere contatto con altre persone. Scambiare opinioni, idee, risate, anche perché, per più di 2 anni della mia vita, questo Ë stato un lusso che non mi Ë stato Concesso. Sono l'ultima di una famiglia di 8 figli. Sono cresciuta in un ambiente psicologico abbastanza tirano, purtroppo per colpa della persona pi˘ importante al mondo nella vita di un essere vivente ( la madre). I miei fratelli e sorelle, più grandi di me, con una differenza di 7 e 8 anni di et‡ e con padre diverso dal mio, mi hanno, per come dire, cresciuta. Mia madre avrà sicuramente subito dei trauma psicologici abbastanza gravi da giovane essendo che si Ë comportata in modo molto strano durante tutta la mia infanzia e quella dei miei fratelli e sorelle. L'atteggiamento di nostra madre Ë sempre stato molto severo e totalitario. Per risultato, io e i miei fratelli e sorelle siamo cresciuti senza padre, nessuno di noi, senza amici, essendo una vietata da nostra madre e senza reale conoscenza del mondo esterno nel quale vivevamo, lavorando giorno e notte senza paga ma, in fondo e malgrado tutto, eravamo felici. Forse perché ci sentivamo protetti, forse perché ci sentivamo diversi? Finché, un giorno scoppio tutta "l'armonia" e, andammo man mano tutti via di casa. Ci perdemmo di vista per un po’, per poi incontrarci di nuovo, dopo diversi anni. I miei fratelli e sorelle erano cambiati. Erano diventato delle specie di mostri pieni di rancore nei confronti di nostra madre dee con unico obbiettivo di far soldi. Per quello che mi riguarda, ho sofferto molto anche della perdita, di quello che, stranamente poteva essere un mio equilibrio. Incontrai, per la prima volta mio padre. Avevo 22 anni. Mia madre mi aveva impedito di conoscerlo, stessa cosa per i miei fratelli e sorelle. Ci accorgiamo che ci assomigliamo molto, dal punto di vista caratterialmente ma, purtroppo non andammo d'accordo. non sapendo dove andare e nemmeno cosa fare nella vita, mi o padre mi permise di vivere con lui per un po’. Soffri moltissimo della mancanza di comunicazione tra di noi. era come se ci fosse stato un muro tra lui e me. In più, egli mi giudicava e criticava moltissimo. Finché, un giorno decisi di andarmene. Trovai un buon lavoro che mi permise di riprendere i studi e un appartamento che condivi con mio ragazzo. Egli mi aiuto moltissimo a crescere, perché mi sentivo un po pera, logotata e bambina a volte ma non rimanemmo assieme. Torno da mio padre che ricomincio a giudicarmi Ë allora me ne andai a fare stagioni per tour operators in paesi lontani e per diversi mesi. Pensai che allontanandomi sarei riuscita a ritrovare me stessa e, devo ammettere che mi fece del bene stare lontana e concentrarmi sul lavoro ma, i dolori erano lÏ, nel cuore. Mi feci male e tornai in Italia. Mia amica si prese cura di me. operazione alla gamba. Poi; ebbi l'opportunità di andare a lavorare in Inghilterra. Dopo un po di anni di sacrificio, diventa manager di un piccolo albergo. Rimasi li, incontro il mio attuale ragazzo, con il quale condivido mia vita da 8 anni e decisi di tornare in Italia, ad occuparmi, con lui, di una struttura alberghiera molto grossa. Mi sono accorta di essere capace di fare qualsiasi cosa, questo lo devo allo spirito di sopravvivenza ma anche alla mia educazione probabilmente. malgrado il fatto che non avevo praticamente nessun titolo di studio. Sono riuscita. In un certo modo, ne sono fiera, in un altro, sento che mi manca qualcosa. Non so più bene dove sto andando. Mi sento come un uccello senza le ali. Un albero senza radici. Ho paura di avere figli perché ho paura di perdere mia libertà rubata anni fa e anche di non essere una brava madre. Tutti i miei fratelli e sorelle si sono sposati e hanno figli ma, non le vedo felici affatto e questo mi fa paura. Mi sento condizionata dalla vita e dai altri. Mio ragazzo Ë un uomo molto buono che amo tanto e che rispetto ma non ne vuole sapere nulla di matrimonio. Ultimamente, vedendo che potrei volere dei figli, prima che sia troppo tardi per me, si impegna a dirmi che se lo desidero davvero; non gli crea problemi farmene uno. Ma io non sono più sicura oramai. Sono scombussolata completamente e non riesco più a capire più nulla. Da una parte gli anni che passano, dall'altra, gli amici e famiglia che mi chiedono come mai non mi sposo e divento madre e per concludere, mia madre con la malattia di parkinson e che devo andare a trovare spesso perché mi supplica di farlo ed essendo che mi coscienza me lo impone, questo mi condiziona moltissimo. Aiuto vi prego.
Ho anche tanta voglia di poter essere utile a persone bisognose e mi sentirei un egoista di avere mio proprio figlio quando ce ne sono così tanti che avrebbero bisogno di aiuto.
Mio fratello ha lasciato sua moglie per un'altra donna molto dominante e vedo mie nipote soffrire di ciò. Che devo fare?
>Gentile Barbara,
non si deve scusare per aver posto una domanda ed avere raccontato la sua storia, questo servizio è nato proprio per questo.
Senza dubbio lei ha avuto un carattere molto forte per riuscire a superare le avversità della sua storia famigliare. Da quello che scrive sembra che, nel profondo, ci sia riuscita meglio dei suoi fratelli. È riuscita dunque, almeno in parte, ad andare oltre i condizionamenti derivanti da queste vicende, a crearsi dei propri spazi di emancipazione, anche se ora sente nuovamente una certa pressione in merito all’avere o meno un figlio. A quanto pare il suo uomo non condivide il medesimo desiderio in merito. È una questione da chiarire innanzitutto fra di voi, all’interno della coppia, senza dare troppo peso alle influenze/condizionamenti degli amici o dei famigliari. Sicuramente un supporto terapeutico potrebbe esservi utile a chiarire i vostri progetti di coppia e di vita insieme. Infine, non si senta in colpa, o egoista, nel desiderare un figlio tutto suo; è un desiderio più che legittimo.
Ci scriva ancora se vuole, cercando di non consumare troppo tempo nei dubbi e nell’indecisione ma valutando tutte le possibilità di supporto alle quali si può rivolgere.
Un cordiale saluto,
Dott. Giovanni Castaldi
--Eloise--
Età: 20
Salve mi chiamo Eloise ho 20 anni e ho forti dubbi su ciò che ho sempre voluto fare nella mia vita. Sin da piccola ho sempre voluto far parte delle forze dell’ordine, Marina, carabinieri... Ma ultimamente non ne son più tanto convinta.
Sto studiando giurisprudenza, mi piace molto il diritto ma non ho realmente la passione per lo studio, nonostante io ami la materia.
Mi sento presa, cosa potrebbe riportarmi a ciò che voglio realmente fare? Come fare per capire cosa voglio dalla mia vita?
Grazie.
>Gentile Eloise,
non c’è una regola o un metodo preciso e valido per tutti che permetta di scoprire velocemente cosa fare della propria vita. Quando subentrano i dubbi e le incertezze è buona cosa aprirsi alla sperimentazione di nuove esperienze, che a volte si realizzano anche in piccole attività parallele. Allo stesso tempo può essere utile chiedersi quali fossero le idee o le fantasie alla base delle nostre convinzioni precedenti, delle nostre passate idee di futuro, per rendersi magari conto che rispecchiavano una parte di noi stessi che si è evoluta o che si trova comunque in una fase di cambiamento. Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Alex--
Età: 51
ho lo stesso problema del sig. Antonio, sono sposato da 6 mesi, dopo un fidazamento di circa un'anno, mia moglie è Ucraina è religiosa di fede Ortodossa, lei dice di avere dei sentimenti che la avvisano dei miei tradimenti, ho avuto problemi sul lavoro perchè dice che nel mio ufficio le segretarie sono tutte puttane e hanno relazioni sul posto di lavoro.
quando arrivo a casa e vedo il suo sguardo incupito capisco subito che inizia il litigio,
lei diventa manesca, cosa posso fare?
abito in una villetta al primo piano, sotto mia madre e mio figlio che non ne possono più.
>Gentile Alex,
è possibile che le differenze culturali e di educazione affettiva fra lei e sua moglie stiano venendo a galla in modi poco funzionali alla vostra vita di coppia. Quelli che sua moglie chiama “sentimenti” molto probabilmente sono unicamente delle paure, dei “fantasmi” legati all’infedeltà e al tradimento. L’unica soluzione è parlarne, mettere in circolazione fra di voi le emozioni di sua moglie e le sue paure, senza accusarla. Con ogni probabilità vi sarebbe utile rivolgervi a un terzo, un terapeuta, che sarebbe in grado di mettere in luce i valori di partenza e i dati del presente alla base di questi timori. L’obiettivo è riuscire a integrare questi sentimenti, così come si parla di “integrazione” fra culture diverse. Ci scriva ancora se vuole, o ci contatti se vivete nei dintorni di Milano e desiderate prendere un appuntamento.
Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi
--Valentina--
Età: 30
Buonasera,
il mio problema é lo stesso di Vanessa di 22 anni, ossia il non sapere assolutamente cosa fare della mia vita, non capirne neppure il senso.
Ho 30 anni, una relazione fissa da 12 anni (conviviamo da 7 anni) e un lavoro part-time come receptionist (lavoro che ovviamente non mi piace). Dopo il diploma linguistico mi sono iscritta all'università, alla facoltà di Giurisprudenza, con l'obiettivo di diventare un magistrato. Dopo aver conseguito la metà degli esami, ho capito che non era la mia strada : non so in quale preciso momento lo abbia realizzato, so solo che questa strada mi rendeva infelice. Sono anche passata alla laurea triennale per cercare di conseguire almeno" un pezzo di carta" (inutile) ma proprio non ce l'ho fatta a continuare.
Adesso a 30 anni cerco un percorso alternativo ma vedo il nulla : non ho uno spiccato talento in niente e invidio chi ne ha uno (chi sa cantare, scrivere,dipingere,disegnare ecc..).
Mi sento incapace in tutto, sono l'incarnazione della Mediocrità e la cosa mi fa soffrire, perché vorrei tanto sentirmi speciale.
Le mie passioni non sono applicabili al mondo del lavoro, per cui non so proprio dove sbattere la testa : adoro leggere romanzi fantastici e distopici, ma non sarei in grado, purtroppo, di scriverne uno; adoro i videogames ma non sarei in grado di progettarne uno; adoro informarmi su tutto ciò che riguarda il mondo c.d. "paranormale" , ma a che serve?! ..
Conosco abbastanza me stessa ma ciò non mi aiuta in alcun modo a trovare il mio posto nel mondo. Mi sento perennemente un pesce fuor d'acqua, una sorta di alieno : sono sempre frustrata e malinconica.
I periodi più "rosei" sono tali solo perché rifuggo da tali pensieri, da tali consapevolezze, che sono in realtà tatuati nel profondo di me stessa, indelebili.
>Gentile Valentina,
innanzitutto lei pensa di incarnare la “mediocrità”, statuto sul quale sicuramente ci sarebbe da discutere, ma che comunque sembra indicare per lei il simbolo di qualcosa che sente di rappresentare ma che è elemento diverso dalla Sua sostanza. Inoltre parla di distopie, che forse sono – ipotizzo – “semplicemente” un’ulteriore modalità, una declinazione dell’identificare o immaginare un mondo altro nel quale vorrebbe sentirsi rappresentata.
Nelle sue righe non ci dà modo di sapere qualcosa in più della sua relazione sentimentale, che potrebbe quindi essere stata un’esperienza positiva così come una limitazione del suo desiderio – giovanile e sempre attuale - di scoprire e sperimentare.
Le mete che lei descrive di avere tentato sono delle mete socialmente molto elevate (per esempio il magistrato). Ovvero si è data degli obiettivi socialmente ambiziosi, forse senza considerare se potessero o meno corrispondere anche al suo desiderio individuale, al suo piacere.
Si accusa inoltre di vivere le sue passioni dal lato del consumo invece che dal lato della produzione (vedi i videogiochi o le letture), interpretando in questo una incompatibilità fra le sue passioni ed il mondo del lavoro.
C’è in lei, ed è assolutamente legittimo, la ricerca di un talento specifico, ma consideri che questo concetto è frutto di come vengono narrati i percorsi e le carriere nei principali mezzi di comunicazione (biografie, reality, etc.).
In realtà mi sembra - ma dati i pochi dati è semplicemente una sensazione - che lei possa essere in grado di interagire con ambiti diversi e costruirne una produttività.
Ha sicuramente un bagaglio di conoscenze e “talenti” (impliciti o perlomeno ancora da delineare) che potranno permetterle di individuare il suo percorso.
Se non è di Milano le consiglio di fare qualche colloquio via Skype con uno specialista del nostro Centro. Le potrebbe sicuramente essere utile, se non dal punto di vista clinico perlomeno come confronto intellettuale, del quale forse è alla ricerca.
Ci faccia sapere, cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--Ivan--
Età: 22
Salve,
Sono un ragazzo di 22 anni, al momento sono un po' smarrito, dato che non so cosa voglio fare nella vita, non ho un obiettivo.
Finita la scuola superiore ho iniziato a fare il tirocinio un uno studio tecnico inerente al mio diploma, ma dopo un anno ho smesso di farlo visto che il lavoro che mi avrebbe portato a fare ( geometra ) non mi piace.
Così mi sono iscritto all' Università, ho frequentato per un anno un corso in una città diversa ma ho lasciato dato che non mi sono ambientato, così mi sono iscritto all'Università della mia città, e lo sono tuttora.
Il problema è che non mi piace l'Università, mi stressa troppo e mi metto sotto pressione, sotto questo punto di vista stavo meglio quando facevo il tirocinio, quando non avevo pensieri.
Ogni giorno quando vado in Università sento la cosa come una forzatura, che non è questo il mio posto, se penso a come sarò tra tre anni non mi vedo laureato. Specifico che non è un problema di rendimento, sia alle superiori che in Università ho sempre avuto buoni o ottimi risultati.
E' solo che ci vado malvolentieri. Capisco il caso in cui fossi all'ultimo anno e basterebbe un piccolo sforzo, ma sono al primo e la strada è troppo lunga., l'indirizzo mi piace ma non abbastanza.
So che la Laurea non è tutto, ma al giorno d'oggi mi viene veramente difficile sperare in una carriera di successo senza una laurea.
Così sto pensando di mollare definitivamente l'Università, il problema è vedo solo buio vicino a me, non saprei cosa fare.
Guardando domande simili alla mia ho notato che in questi caso è un bene elencare le proprie passioni. Sono un grande appassionato di sport, ma in ambito lavorativo non c'è molta scelta dato che allenare o fare il personal trainer non mi piacerebbe. Altra passione è quella per i giochi da tavolo, il fumetto e tutto ciò che riguarda il modellismo riguardo a questi due campi. frequento spesso le fumetterie o ambienti del genere, e nessuno cerca qualcuno che possa dare una mano.
Un'altra mia passione è quella della montagna e delle lunghe passeggiate in questo ambiente. Avevo pensato al Corpo Forestale dello Stato, ma ho subito rinunciato in quanto senza una raccomandazione chi aspira a questo mestiere non va da nessuna parte.
Vado spesso in montagna dove ho una seconda casa, e penso sempre che non mi dispiacerebbe affatto lavorare in qualche paesino, non importa che lavoro. Allo stesso tempo non vorrei per niente andare via dalla mia famiglia e dai miei amici.
Quindi mi ritrovo a vedere strade sbarrate ovunque mi giri, ogni giorno continuo a cercare una soluzione ma non la trovo, per questo ho scritto qui.
>Gentile Ivan,
i suoi dubbi accomunano molti giovani, ed ognuno declina il proprio malessere in forme particolari e soggettive che proprio per questo vanno approfondite in modo da poterne utilizzare gli aspetti positivi ed aperti al futuro, che sicuramente in lei non mancano.
Scrive di non voler andare via dalla sua famiglia e dai suoi amici, ciò presuppone che siano per lei relazioni positive e vitali. Tuttavia non riesco a decifrare se il “buio vicino a lei” sia un qualcosa di esclusivamente legato a queste incertezze formative e professionali, oppure una metafora di solitudine relazionale.
La invito a scrivermi ancora raccontando qualcosa in più dei suoi amici e della sua famiglia, oltre che del suo percorso universitario.
Le ricordo infine che, se non ha la possibilità di venire a Milano, potrebbe prenotare qualche colloquio via Skype, che potrebbe esserle d’aiuto in questo momento di scelte.
Cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi
--beatrice--
Età: 22
Salve, mi chiamo Beatrice.
Sono una persona molto sensibile,paurosa e molto ansiosa e queste caratteristiche mi hanno sempre bloccata nella vita. Fin da piccola non ho mai saputo cosa fare da "grande" ed è una domanda a cui comunque ho sempre pensato; mai avuto obbiettivi. Fino ad aprile mi sentivo bene dopo tanti anni; avevo una relazione di 4 anni anni abbastanza difficile ma che mi appagava, un lavoro mediocre con pochi guadagni ma che mi faceva stare bene oltre che mi interessava (lavoravo per un laboratorio di pasticceria ma mi occupavo dei clienti) , amicizie pari a 0 ma la cosa non mi toccava e una famiglia che , dopo moltissimo tempo, sembrava riprendersi dopo un lunghissimo periodo nero.
Tutto è iniziato con la rottura senza motivo da parte del mio fidanzato che, dopo un mese, ha deciso di cambiare idea; oggi stiamo ancora insieme. Il problema non è stato lui anzi nel corso dei mesi le cose sono molto cambiate non come vorrei ma ci sono stati dei passi in avanti. Ma per il resto è stata tutta una discesa. Ho dovuto lasciare il lavoro per mancati pagamenti e mi ritrovo oggi disoccupata (di nuovo) con pochi soldi e molto insoddisfatta di me stessa (di nuovo) e per il fatto che mi ritrovo a farmi per l'ennesima volta la domanda: cosa vuoi fare nella vita? Si ho un ragazzo che mi vuole bene ma per il resto è tutto fermo: in famiglia ci sono persone che hanno iniziato a stare male di nuovo e quindi le energie si sono tutte spostate sul problema creando invece ansie e difficoltà per tutti i componenti della mia famiglia; amicizie pari a 0 mi ritrovo completamente sola nessuno con cui parlare, uscire e divertirmi e ovviamente ripiego tutto sul mio fidanzato che invece ha iniziato da pochissimo tempo a lavorare full-time 7 giorni su 7 24 ore su 24 con cui non mi sento di parlare di queste mie insicurezze dal momento che lui finalmente ha trovato invece la sua strada dopo un lunghissimo periodo di malattia e depressione. Ho provato a fare colloqui e avevo anche trovato lavoro ma sono letteralmente scappata dalla paura e dall'ansia senza nessun motivo preciso. So solo che mi ritrovo oggi frustrata, triste, ho paura di uscire di casa, ho paura di parlare, di confidarmi, ho paura di rinchiudermi in cameretta e di stare seduta tutto il giorno senza fare niente, di perdere tempo dal momento che mi sento anche molto giudicata dalle persone che mi circondano. Ho solo capito che è giunto il momento di fare un "salto" che non so minimamente a cosa si riferisca. Non ho obbiettivi, mai avuti in vita mia. Non ho passioni e talenti. Non desidero fare grandi cose ma solo quelle giuste tanto da farmi stare bene da poter mettere da parte l'ansia. Non so minimamente che cosa fare della mia vita. Vorrei solo trovare il mio posto nel mondo. L'unica risposta che ho in mente adesso è che voglio avere sono: felicità,sicurezza e stabilità. Spero vivamente in un aiuto.
>Gentile Beatrice,
il “cosa fare da grandi” è una domanda che accompagna molte persone, anche meno giovani di lei, ed è sicuramente una fonte di ansia e di insicurezza relativamente al proprio futuro.
La condizioni sociale attuale, incluso mercato del lavoro, non è sicuramente delle migliori e non è molto di aiuto.
Nel non sapere cosa fare da grandi, tuttavia, risiede un incredibile senso di possibilità, che ovviamente può spaventare, ma significa che il suo futuro è ancora da disegnare e che può permettersi di sperimentare varie direzioni. Dice di non avere obbiettivi, ma è presente questo desiderio di fare un “salto”, di muoversi, che è una cosa positiva.
Parla di persone nella sua famiglia che “hanno iniziato a stare male di nuovo”, ed accenna anche ad un passato periodo di malattia e depressione del suo fidanzato. Da questi pochi elementi si deduce che l’ambiente che la circonda è segnato da un dolore, non precisato in queste righe, che con ogni probabilità contribuisce al suo disagio.
Proprio in situazioni del genere, se lei decidesse di chiedere un aiuto esterno, anche solo per confrontarsi su questi temi familiari, potrebbe esserle di grande aiuto, in quanto avrebbe l’opportunità di ricevere opinioni e consigli da uno sguardo esterno e non giudicante, al di fuori del dolore familiare e al di dentro del suo disagio personale.
Se è di Milano può chiamarci a uno dei nostri numeri, oppure se è di un’altra città può chiederci se abbiamo qualche collega da consigliarle.
Mi scriva ancora se vuole, cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi
--Simone--
ciao mi chiamo Simone e ho una bassa autostima di me stesso e vorrei vedere se sono affetto da uno stato depressivo come fare a vederlo, se sono depresso o meno, autostima io sono un ragazzo di 27 anni che ha una patologia ossessiva, che mi fa stare veramente tanto male, e ci sto veramente malissimo, perché ho paura di perdere la mia fidanzata e soprattutto ho paura di vivere, perché mi sento inferiore alle altre persone, e soprattutto, a volte mi arrabbio tanto con la mia fidanzata se non mi chiama amore, e questa cosa mi fa stare tanto male, io non ce la faccio più a vivere sto male sto male insieme ad altre persone e non mi ritengo capace di fare altre amicizie
>Gentile Simone,
grazie di avere scritto nella nostra pagina facebook, innanzitutto le chiedo se, siccome dice di soffrire di una patologia ossessiva, lei abbia intrapreso una terapia psicologica.
È molto positivo che la sua ragazza le stia accanto e le consiglio di condividere con lei le sue problematiche, avendo cura tuttavia di non arrabbiarsi eccessivamente con lei, siccome molto probabilmente non è lei la causa del suo malessere.
Questo suo senso di inferiorità è presente da molto tempo? Pensa di averne individuato un’origine, una causa?
È piuttosto frequente che le condizioni di disagio siano accompagnate da uno stato depressivo, più o meno marcato, ma è importante reagire confidando che vi è la possibilità di fare qualcosa e che si può trovare aiuto negli altri. Una terapia psicologica, che forse sta già seguendo, può sicuramente esserle d’aiuto nell’individuare i “fantasmi” che la collocano in questa posizione di inferiorità, da lei soggettivamente percepita, che probabilmente contribuisce a mantenere la sua persona in una condizione dolorosa ma “protetta”. Una protezione che può essere, per esempio, nei confronti di alcune emozioni e sentimenti difficili da affrontare.
Rimango a disposizione se vuole scrivermi ancora, cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi
--leonhart--
sono in uno status sociale disastroso non ho lavoro e non ho più amici quando dilago con le poche persone per cui provo affetto parlo solo di politica e di scienze non riesco a fare discorsi che non abbiano come scopo il divagarsi ol divertirsi proprio perché non esco mai con nessuno e non riesco a divertimi. mi sento solo.
>Gentile leonhart,
innanzitutto parlare di politica e di scienze non è un aspetto negativo.
Nelle relazioni con le persone a lei più vicine, oltre alla mancanza di “svago” e “divertimento”, è presente una coloritura emotiva? Ovvero parla con loro di se stesso e di ciò che prova?
Dice di non avere più amici, questo significa che in una fase precedente erano invece presenti?
Provi a rispondere a queste domande e a scrivermi qualcosa in più sulla sua situazione. Provi a spiegarmi come pensa di essere approdato a questa condizione di “chiusura”. Le risponderò volentieri, cordiali saluti e buone cose.
Dott. Giovanni Castaldi