Non ho uno spiccato talento in niente e invidio chi ne ha uno
--Valentina--
Età: 30
Buonasera,
il mio problema é lo stesso di Vanessa di 22 anni, ossia il non sapere assolutamente cosa fare della mia vita, non capirne neppure il senso.
Ho 30 anni, una relazione fissa da 12 anni (conviviamo da 7 anni) e un lavoro part-time come receptionist (lavoro che ovviamente non mi piace). Dopo il diploma linguistico mi sono iscritta all'università, alla facoltà di Giurisprudenza, con l'obiettivo di diventare un magistrato. Dopo aver conseguito la metà degli esami, ho capito che non era la mia strada : non so in quale preciso momento lo abbia realizzato, so solo che questa strada mi rendeva infelice. Sono anche passata alla laurea triennale per cercare di conseguire almeno" un pezzo di carta" (inutile) ma proprio non ce l'ho fatta a continuare.
Adesso a 30 anni cerco un percorso alternativo ma vedo il nulla : non ho uno spiccato talento in niente e invidio chi ne ha uno (chi sa cantare, scrivere,dipingere,disegnare ecc..).
Mi sento incapace in tutto, sono l'incarnazione della Mediocrità e la cosa mi fa soffrire, perché vorrei tanto sentirmi speciale.
Le mie passioni non sono applicabili al mondo del lavoro, per cui non so proprio dove sbattere la testa : adoro leggere romanzi fantastici e distopici, ma non sarei in grado, purtroppo, di scriverne uno; adoro i videogames ma non sarei in grado di progettarne uno; adoro informarmi su tutto ciò che riguarda il mondo c.d. "paranormale" , ma a che serve?! ..
Conosco abbastanza me stessa ma ciò non mi aiuta in alcun modo a trovare il mio posto nel mondo. Mi sento perennemente un pesce fuor d'acqua, una sorta di alieno : sono sempre frustrata e malinconica.
I periodi più "rosei" sono tali solo perché rifuggo da tali pensieri, da tali consapevolezze, che sono in realtà tatuati nel profondo di me stessa, indelebili.
>Gentile Valentina,
innanzitutto lei pensa di incarnare la “mediocrità”, statuto sul quale sicuramente ci sarebbe da discutere, ma che comunque sembra indicare per lei il simbolo di qualcosa che sente di rappresentare ma che è elemento diverso dalla Sua sostanza. Inoltre parla di distopie, che forse sono – ipotizzo – “semplicemente” un’ulteriore modalità, una declinazione dell’identificare o immaginare un mondo altro nel quale vorrebbe sentirsi rappresentata.
Nelle sue righe non ci dà modo di sapere qualcosa in più della sua relazione sentimentale, che potrebbe quindi essere stata un’esperienza positiva così come una limitazione del suo desiderio – giovanile e sempre attuale - di scoprire e sperimentare.
Le mete che lei descrive di avere tentato sono delle mete socialmente molto elevate (per esempio il magistrato). Ovvero si è data degli obiettivi socialmente ambiziosi, forse senza considerare se potessero o meno corrispondere anche al suo desiderio individuale, al suo piacere.
Si accusa inoltre di vivere le sue passioni dal lato del consumo invece che dal lato della produzione (vedi i videogiochi o le letture), interpretando in questo una incompatibilità fra le sue passioni ed il mondo del lavoro.
C’è in lei, ed è assolutamente legittimo, la ricerca di un talento specifico, ma consideri che questo concetto è frutto di come vengono narrati i percorsi e le carriere nei principali mezzi di comunicazione (biografie, reality, etc.).
In realtà mi sembra - ma dati i pochi dati è semplicemente una sensazione - che lei possa essere in grado di interagire con ambiti diversi e costruirne una produttività.
Ha sicuramente un bagaglio di conoscenze e “talenti” (impliciti o perlomeno ancora da delineare) che potranno permetterle di individuare il suo percorso.
Se non è di Milano le consiglio di fare qualche colloquio via Skype con uno specialista del nostro Centro. Le potrebbe sicuramente essere utile, se non dal punto di vista clinico perlomeno come confronto intellettuale, del quale forse è alla ricerca.
Ci faccia sapere, cordiali saluti e buone cose,
Dott. Giovanni Castaldi