2011/2012 Francesca
Elaborati prodotti durante il corso di Metodi e Tecniche dell'Arteterapia, tenutosi presso l'Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, anno accademico 2011/2012.
Autrice:
Francesca
“L'ALTRO”
Chi è l’altro? Cosa rappresenta per me? Sono una ragazza molto socievole, adoro parlare con tutti quindi per me l’altro è indispensabile. Nel mio lavoro, l’altro è la mia metà. È la parte che manca per completare la mela, è un maschio e una donna che sono complementari, è un sole e una luna, quindi anche la parte opposta di me e infine l’altro è una mano bianca che stringe una nera, perché l’altro è anche la diversità che va accettata, quella parte mdi cui non possiamo farne a meno.
E anche questo lavoro, l’ho svolto a casa. Sì, è vero ho scritto che mi piace parlare con gli altri, ma di qualsiasi argomento tranne che di me stessa. Racconto di me solo a poche persone, solo a quelle con cui entro in confidenza, ma le cose intime, quelle più nascoste le tengo per me e non le dico a nessuno. Per me scrivere questo diario è importane, perché rileggendomi, posso capire cosa sbaglio nel mio comportamento e dove devo intervenire per correggermi. Forse a volte sono troppo severa con me stessa, ma l’autocritica è necessaria per rendere più forte la mia autostima, che spesso e volentieri tentenna. E così tappezzo la mia stanza di massime e proverbi che nei momenti di sconforto leggo e rileggo per farmi un lavaggio del cervello di quanto valgo e di quante cose posso raggiungere nella vita.
“SESSUALITA'”
La lezione scorsa, ho fatto un bel passo avanti a sbloccarmi, peccato che oggi non sono riuscita a dire niente. Il professore mi ha anche chiesto se ho lavorato, ma io gli ho detto di no, invece il lavoro era già pronto, ma mi è mancato il coraggio di parlare. La sessualità è da sempre un argomento tabù per me, che mi mette in crisi. Mi sono imbarazzata io per le altre ragazze quando rispondevano a domande personali sulla loro sfera sessuale. È una cosa normalissima, è anche qualcosa di sano, che ci da benessere, ma io la vivo in un modo un po’ particolare. Questo è il mio lavoro sulla sessualità. Adesso cerco di spiegarlo.
C’è una cicogna e un bambino dentro un cavolo. Sono due elementi un po’ ironici per spiegare la sessualità, ma se penso che fino a 12 anni non sapevo ancora come si concepivano i bambini, un po’ da ridere mi viene. Non so se è un riso nervoso, per sdrammatizzare visto che tutti mi hanno sempre preso in giro, o una risata autoironica, poiché mi prendo spesso gioco di me stessa.
Che dire? Sono nata in una famiglia del sud, dove sono stata allevata a pane e valori, uno dei valori più grandi è quello della Verginità. Nel mio lavoro c’è la Madonna e l’arcangelo Gabriele. La Madre di Dio ha concepito suo figlio senza peccato. La sessualità per me è sempre stata un po’ una colpa, qualcosa di cui non parlare, da evitare. Oggi la vivo in modo romantico, credo nel matrimonio, nel principe azzurro che mi porterà con sé e mi farà vivere una storia d’amore travolgente e stupenda, come nei film. Ecco spiegate le immagini di due teneri sposi e di un pancione di donna. L’anno scorso ero fidanzata con un ragazzo che credevo essere quello giusto per me. Ho sofferto molto quando lui è andato via, perché ho provato con lui emozioni nuove. Sessualità è qualcosa di molto intenso, anche il solo dormire insieme è bello, Il contatto che si instaura quando un corpo caldo dorme accanto al tuo, e lo senti respirare durante la notte, senti che si muove. Lo ripeto, la mia idea di sessualità è molto romantica. Anche se adesso mi è difficile pensare di dover ricominciare tutto da capo con un altro ragazzo, sono sicura che questo principe che tanto aspetto arriverà e con lui oltre ad un punto di riferimento, troverò anche il modo più tenero di vivere la mai sessualità.
“VIOLENZA”
Il mio lavoro sulla violenza è nato per caso. Avevo in mente un idea armonica e alla fine, ho trasformato la superfice in strappi, tagli e un fondo nero. Sono seduta al tavolo e non so se restare o andare via. Il prof ci chiede se abbiamo voglia di parlare poi guarda me e mi chiede se ho fatto il lavoro. Gli dico di sì e poi confesso di essere sempre “fuggita via” ogni volta che c’era da parlare con gli altri. Lui mi incoraggia ad aprirmi, All’inizio mi sentivo emozionata e anche un po’ intimorita. Poi le domande del prof mi hanno aiutato a sbloccarmi e ho iniziato a parlare a ruota libera. Ho raccontato di me, della mia isola, di quanto bene voglio ai miei genitori, del mio stato d’animo e del fatto che mi sento bimba… non la smettevo più di parlare. È stato un bel momento liberatorio, Alla fine mi sono sentita bene con me stessa, libera, svuotata dalla negatività. Sono tornata a casa con una sensazione di pace dei sensi. L’ho vissuta come un momento di catarsi : per la prima volta non ho solo ascoltato ho anche partecipato e detto la mia su tante cose.
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