2011/2012 Loredana Tobia Cascione
Elaborati prodotti durante il corso di Metodi e Tecniche dell'Arteterapia, tenutosi presso l'Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, anno accademico 2011/2012.
Autrice:
Loredana Tobia Cascione
“Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non, di fatto, per uscire dall'inferno”
Antonin Artaud.
Il corso di metodi di arte terapia sostenuto con il prof. Castaldi nell’anno accademico 2011-2012 presso l’Accademia Albertina di Torino è stato personalmente, un ottimo pretesto per dare forma (e in alcuni casi anche nome) alle mie piccole ossessioni, o come le ho soprannominate nodi, scoprendo un io costretto a vere e proprie circumnavigazioni, intorno ad accadimenti salienti del mio vissuto, nel vano tentativo forse di rimuovere insieme al problema, cause e ripercussioni: mi sono scoperta fragile e alle volte infantile ma, non ne ho provato vergogna. Perchè se un senso questo corso l’ha avuto, và sicuramente ricercato nel rapporto che si è instaurato nel corso dei laboratori tra studenti, professori e ospiti occasionali: tutti avevamo un vissuto più o meno difficile, tutti avevano le loro belle zavorre e alla fine tutti hanno raccontato di loro stessi, liberando energie ed emozioni in una dimensione quasi catartica.
"L'ALTRO"
Il mio percorso artistico si è espresso ancora una volta attraverso un manufatto cartaceo dal titolo “Prove di comunicabilità in. Torino: una lettera più volte piegata, criptica e dalle doppie letture. Affiorano dai collage, corpi senza volti o con oggetti al posto della testa e due sole frasi: “So solo disegnare”, accompagnato da una figura mutilata,il secondo: posto a sedere non garantito.
Più che una lettera, un prontuario di comunicazione da consegnare all’altro in caso di pericolo incontro: una metafora sull’impossibilità di comunicare con l’altro, percepito come un viaggio scomodo dal posto a sedere appunto non garantito.
"SESSUALITA'"
Il terzo laboratorio, prevedeva una riflessione sul tema sessualità; Ho espresso in questo caso, il desiderio (negato anche a me stessa) di restare legata ad un rapporto che si apprestava al tramonto: l’elaborato infatti è costituito da due slip appartenuti uno a colui che rappresentava il mio partner, (con il quale affrontavo un momento di crisi, sfociata in una definitiva rottura seguita da un forti dubbi sulla mia condotta) e l’altro a me, stilizzati in forme che rimandavano ai nostri organi genitali, cuciti insieme con ago e filo: la costruzione di tale feticcio mi ha portato alla considerazione che quel manufatto fosse prova di un tentativo di sublimazione di un forte bisogno inespresso.
"VIOLENZA"
L’elaborato questa volta è una foto dal qual emerge la figura di donna nettamente divisa da una linea rossa sulla pancia; Le mie considerazioni su tale tema sono partite dalla rielaborazione di un trauma ospedaliero. La violenza subita o comunque atteggiamenti percepiti come violenza, mi avevano vista fisicamente divisa in due tra quello che erano i bisogni dettati da un corpo biologico che chiedeva cure mediche e quello emozionale che gridava il suo diritto di vivere con dignità. In questa occasione ho parlato apertamente con i presenti al laboratorio delle mie considerazioni sul corpo, del nesso tra questo e il cervello, costituito proprio da quel tabù che è la carne.
Corpo io sono, in tutto e per tutto, scriveva Friedrich Nietzsche, un tutto con il quale dialogare, espressione di una umanità che alle volte ha bisogno di rappresentarsi per comunicare il proprio essere.
Questi contenuti sono stati pubblicati con l'esplicito consenso da parte dell'autore.