Promiscuità e sesso libero

Video - Psicoterapia di coppia

Il concetto di promiscuità in un paragone fra il sesso libero della rivoluzione sessuale degli anni 60'/70' ed i comportamenti sessuali di oggi.

Dialogo fra Mattia Zanin e Giovanni Castaldi.

Trascrizione del dialogo

Mattia Zanin:
 Ciao Giovanni, siamo qui per parlare del concetto di promiscuità. Cerchiamo di dare un taglio a questo argomento ponendolo in una sorta di possibile paragone fra quello che era il concetto di promiscuità negli anni 60’/70’ quindi ai tempi della rivoluzione sessuale e del cosiddetto “sesso libero” e i comportamenti sessuali di oggi.
Cioè vorrei capire se si tratta di due promiscuità differenti.
Differenze, analogie, ecc. 

Giovanni Castaldi: 
Domanda interessante… il sesso libero degli anni 60’/70’ era in qualche modo una forma di assoluta trasgressione rispetto a una società molto formale che c’era negli anni 60’ in Europa e anche negli Stati Uniti non tanto nelle tre capitali californiane o newyorkesi che sono diciamo tre città a se ma non so… nel Midwest, al centro degli Stati Uniti, quindi con situazioni a mio avviso molto conservatrici, forse ancora di più che in Europa. In Italia la società borghese, la media borghesia negli anni 60’ era una società assolutamente molto formale molto pudica e tutto sommato con degli aspetti anche interessanti, però molto ipocrita.
Allora, il sesso libero di quegli anni era proprio contro, era una sorta di sovversione, di rivoluzione riguardo a questo formalismo intransigente di quel tipo di società, per cui è vero, c’era una promiscuità, ma era una promiscuità in rapporto a quella cosa molto forzata.. era proprio una sorta di liberalizzazione.
Quello odierno è una promiscuità legata sempre a una sorta di specchio della società occidentale in cui noi viviamo, anche a Milano, anche però capitali europee, dove la sessualità è sicuramente libera ma diciamo è talmente libera che in qualche modo non ha più una dimensione di limite. Quella degli anni settanta aveva un limite e difatti andava contro quel tipo di limite, la trasgressività riguardava il superamento di quel limite. Oggi come oggi la sessualità odierna non è trasgressiva rispetto per esempio a un formalismo della società, è come dire.. a mio avviso è in una continuità con la società, mentre l’altra era contro. 

MZ:
 Cioè è espressione della nostra società..? 

GC:
 È l’espressione diciamo di questa nostra società… anche se… sì, sono definizioni un po’ massimaliste, a me non è che piacciano… però se vogliamo giocare.. effettivamente è un po’ borderline la nostra società, nel senso che è una società molto oscillante con funzioni e ruoli che sono sempre più contaminati, intrecciati e quindi tutta la contaminazione e l’intreccio può in qualche modo evocare una dimensione anche di elemento di promiscuità, proprio all’interno della società. La sessualità di oggi è una propaggine, è una continuità, non è assolutamente un contro, è una propaggine.. è una sorta di – tra virgolette, è questo è un gioco – braccio armato della società odierna, quindi è completamente differente da quell’altra.

 MZ:
 Ma, volendo stare più stretti sul concetto di promiscuità, come la possiamo intendere, come una mescolanza, una mescolanza fra le persone.. o fra i generi…

 GC: 
Mescolanza tra persone… mescolanza di generi… significa in qualche modo un attraversamento delle funzioni e dei ruoli, senza tener conto che noi comunque abbiamo delle funzioni e dei ruoli che sono simbolici, con cui noi giochiamo all’interno della società. Promiscuità vuol dire attraversare queste funzioni come in qualche modo cambiarsi di giacca. Io mi cambio di giacca e quindi al mattino mi vesto con una giacca blu, pesante, poi al pomeriggio con una giacca più leggera, a righe, e alla sera… Finché si tratta di uno strumento di moda, di vestito, è chiaro che c’è una certa facilità di passaggi, però quando questi passaggi sono più interiori riguardano una funzione, un ruolo che noi occupiamo e quindi non è solo un ruolo esterno ma anche qualcosa di interno, è ovvio che lì c’è poi una ricaduta anche sulla nostra soggettività e anche sulla soggettività dell’altro, per cui non so.. facciamo degli esempi tipo: io al mattino faccio il professore al pomeriggio faccio il barista e di sera faccio il buttafuori in un locale, ora… dici, per carità, io vivo queste tre anime, però sono tre anime che in qualche modo si contaminano, tre anime… tre figure all’interno di una stessa anima che certamente sono contaminanti e possono essere però anche dissocianti, perché il lavoro del buttafuori è molto diverso dal ruolo del professore universitario, ecco. Penso che questa possa essere una metafora sociale, perché io non ho ancora trovato uno che comunque.. una figura di questo genere… però questa può essere una metafora sociale che può ben rappresentare la sessualità.
 Cosa significa… per esempio io sono sposato, dopodiché poi il pomeriggio ho l’amante, ma non è solo quello, perché quello c’è sempre stato, ma più amanti, più amanti… c’è un passaggio da una all’altra senza accorgermene, quindi è un vagare, un girovagare tra i corpi. C’è una battuta fantastica di tanti anni fa di Baudrillard che dice questo… siamo all’interno di un’orgia, probabilmente a Parigi, ma comunque potrebbe essere Parigi Milano Roma New York è uguale.. un’orgia, quindi uomini donne nudi che si palpeggiano, che fanno tutte le cose che si fanno in un’orgia e a un certo punto c’è un uomo che dice a una donna “Senti, cos’è che fai dopo?”, ecco… quindi… normalmente, generalmente un uomo e una donna si incontrano e si dicono “Cosa facciamo dopo?” cioè, andiamo.. andiamo a letto..? e invece qua è esattamente il contrario, per cui quel dopo poteva essere una funzione più interessante di quello che stavano facendo lì al momento, che evidentemente diventava una cosa un po’… a questo punto un po’ noiosa, un po’ dozzinale, nel senso che un corpo tira l’altro, un corpo via l’altro…

 MZ:
 Un usa e getta…

 GC: 
Un usa e getta. Assolutamente. E questo è molto evidente in questa dimensione sociale, quindi anche per esempio tutta la dimensione tecnologica, internet e company, che è fantastica è bellissima, nulla da dire, però comunque promuove anche dei comportamenti che sono più facilmente relativi all’usa e getta, ..già la televisione per esempio rispetto al teatro, o già il cinema rispetto al teatro, è molto più mobile, è molto più un usa e getta che non il teatro, perché il teatro è più su una rappresentazione… ha un tempo… c’è un tempo diverso… c’è uno spazio tempo nel teatro che è completamente diverso da quello del cinema. Il cinema comunque è già un usa e getta. Andando più avanti, a livello di mezzi tecnologici, sempre di più, in cui noi usiamo palmari ecc. questo nostro vivere in questa dimensione di consumo, continuamente di consumo, è chiaro che comporta poi dei comportamenti che sono relativi a situazioni affettive, cose molto più importanti, no?

 MZ:
 Quindi possiamo dire che la promiscuità ha un aspetto quantitativo ed uno qualitativo, con questo mi riferisco al fatto che promiscuo per esempio nel linguaggio del senso comune sta a indicare una persona che ha tanti partner diversi, quindi quello è un aspetto quantitativo: tanti partner. Allo stesso tempo però è anche qualitativo nel senso che ha un atteggiamento nei confronti del rapporto con l’altro… promiscuo.

 GC:
 A mio avviso la definizione di promiscuità, ma è una mia personale opinione, è più sul qualitativo che non sul quantitativo. Sì, perché l’elemento odierno della società, a 360 gradi, questa dimensione promiscua, è sulla qualità, per cui non è tanto…. Abbiamo cinquanta amanti, per esempio, sì ma se noi riusciamo ad avere cinquanta amanti in cui ciascun amante ha un suo posto, una sua posizione, certo c’è un numero complesso di soggetti, però questo non significa per forza di cose che ci sia una promiscuità. C’è una promiscuità quando l’elemento qualitativo è slabbrato, cioè si slabbra, io… non so più… non dico più… non so neanche più il nome di quei cinquanta amanti o uomini o donne, per cui, diciamo… una vale l’altra, una sorta di meccanismo industriale, di catena di montaggio. La catena di montaggio, a mio avviso, però su dei soggetti umani e non degli oggetti, quindi soggetti presi come oggetti, è legata alla promiscuità. Quando il quantitativo va sul qualitativo il qualitativo frana. Il quantitativo potrebbe non essere promiscuo, in questo senso, perché come dire… io vado, riesco.. evidentemente per mie particolarità… cioè una donna ha dieci uomini? Un uomo ha dieci donne? Ma riesce ad uno a uno a farli sentire speciali? Questo non è promiscuo. 

MZ:
 Questa è una distinzione importante però… Perché appunto oggigiorno si tende a quantificare tutto quindi “Con quante persone sei stato o sei stata a letto” e… punto. Ma anche la modalità con la quale ti puoi relazionare a questa pluralità di soggetti comunque può cambiare…

 GC: 
Se vogliamo fare degli altri esempi forse ancora più semplici… inizio a mezzanotte una notte? Benissimo, inizia questa notte e io incomincio ad andare con quattro o cinque donne, oppure con quattro o cinque uomini, fino alle sei del mattino, passo da un letto all’altro senza in qualche modo accorgermi, magari non sapendo neanche i nomi di queste persone. Oppure dicendo, sussurrando “Come ti chiami?” e poi assolutamente dimenticarmene e quindi in qualche modo incontro sì dei corpi diversi, son corpi diversi, son corpi sempre umani, caldi, freddi, possono essere più magri, più grassi, però non c’è in qualche modo un “Incontro lui, incontro lei”, quindi è del tutto una dimensione promiscua, cioè di disorder, io la vedo molto sulla disorganizzazione, poi ciascuno fa quello che vuole, però la vedo in questo senso qua.
Se io invece incontro queste sei persone, ma in maniera diciamo più organizzata, per cui c’è assolutamente una specificità nello stare dall’una alle due, due e mezza con quella persona lì, di cui io ricordo perfettamente il nome ma non solo il nome, c’è un affettività nei confronti di questa persona, dopodiché dopo un’ora e mezza vado da un’altra persona, bene… molto discutibile, però ciascuno è libero, no? Allora, questa cosa a mio avviso non è promiscuità, è un’organizzazione certamente molto sui generis ma che in qualche modo non è disorganizzazione, non c’è un disordine, c’è un ordinamento quantitativamente elevato per cui ciascuno deve poi… se la vedrà. Il rapporto è individuale rispetto a quella specifica persona, quindi c’è un riconoscimento.
Dove c’è riconoscimento a mio avviso non c’è promiscuità.

 MZ:
 Sempre cercando di fare un paragone fra il sesso libero della rivoluzione sessuale e i comportamenti sessuali di oggi, si potrebbe dire che oggi vi sia una maggiore componente di uso dell’altro, per non dire anche di violenza, nel rapporto sessuale? Mediamente…

 GC:
 Sì, sì. Per quelli degli anni 60’/70’ certamente c’era un uso, c’era anche una violenza, ma ripeto però.. lì era una forma assolutamente trasgressiva rispetto ad andare contro tra virgolette il tiranno, punto. Oggi come oggi qui non c’è più il tiranno… è molto difficile.. è impossibile identificare il tiranno, tra virgolette. È assolutamente impossibile. Chiaramente ci sono rapporti di potere, c’è il flusso di potere, assolutamente… però è molto meno identificabile, perché è molto più frammentato, ..quello che Foucault diceva in un fantastico libro trenta-quaranta anni fa, “Microfisica del potere”, perfetto. È assolutamente una microfisica, c’è il potere ma in qualche modo è disseminato lungo le via della nostra esistenza. Questa violenza non è una violenza per esempio sadica nei confronti dell’altro, è una violenza legata al fatto che io non ti riconosco più, cioè è questa violenza della promiscuità in cui io vengo con te ma so a malapena il tuo nome, non c’è un riconoscimento in te come soggetto. Questa a mio avviso è la dimensione violenta di questo tipo di epoca, soprattutto in rapporto alla sessualità giovanile, cioè ci sei tu ce ne è un altro, ce ne è un’altra, nomi… nomi… ma non soggetti e… avanti uno… avanti uno… avanti uno… e io sono sempre assolutamente solo. Non è avanti uno, benissimo adesso sto con questo uno, magari sono violento con questo uno, d’accordo, poi però ci si lascia con questo uno perché sono violento e passiamo a un altro, ma c’è uno, un altro e poi un altro, c’è un tempo di riconoscimento e poi un passaggio, qua no, qua è avanti, avanti uno, avanti l’altro, avanti uno avanti l’altro, non c’è riconoscibilità. Questa è la violenza, una violenza a mio avviso molto elevata, molto forte. 

MZ:
 A proposito dei giovani e della sessualità… per quanto riguarda la disinibizione, la sicurezza nella propria sessualità, si potrebbe dire che sta avvenendo una sorta di rovesciamento fra il maschile e il femminile?

 GC:
 Sì… rovesciamento oppure equivalenza, nel senso che sicuramente il maschile ha perso un po’ in sicurezza, ha perso dei connotati del maschile, ma tutto sommato a mio avviso va anche abbastanza bene rispetto a quello di trenta o quaranta anni fa, e forse è più intelligente. Il femminile, oppure diciamo la donna, le donne, sono assolutamente più libere nella grande massa, sono più libere e hanno una posizione soggettiva molto… molto meno inibite rispetto trenta o cinquanta anni fa, in cui c’era un’inibizione molto forte perché le categorie maschili e femminili… negli anni 60’/70’ per questo si è fatta la sovversione, la rivoluzione.. erano molto stereotipate. Oggi come oggi in Italia, in Europa, molto meno, ci sono forse delle differenze ad esempio in Italia tra il nord e il sud, in cui le equivalenze magari sono minori, però comunque la donna è in un posizione molto diversa, molto più libera e molto meno inibita, non solo sulla sessualità però il punto della sessualità è un punto nevralgico dei rapporti che noi abbiamo con l’altro e quindi con la società e con il mondo.
È come se la donna avesse acquisito qualcosa che in qualche modo era dell’uomo e l’uomo a mio avviso non ha ancora tanto acquisito quello che era della donna ma dovrebbe acquisirlo, nei termini che un uomo – adesso bisogna stare attenti – diciamo più femminilizzato, tenendo conto sì.. di un pensiero femminile, è un uomo estremamente più interessante che non un uomo assolutamente maschilizzato, che è un po’ lo stereotipo del… del simpatico e comunque grande John Wayne, per carità nulla contro John Wayne, però è un uomo arcaico, è un uomo.. in fondo vecchio, per cui il fatto che il pensiero femminile riesca ad addentrarsi nel discorso maschile io personalmente lo ritengo una fortuna, una fortuna a livello della società e anche una fortuna per l’uomo.
 Prof. Giovanni Castaldi Dott. Mattia Zanin